Cross Border Trade: lo stato dell’arte dell’e-commerce transfrontaliero
La rivoluzione tecnologica degli ultimi 10 anni ha introdotto nuove infrastrutture comunicative che hanno ridisegnato i confini geografici e temporali del commercio globale. La quasi totalità del pianeta è compresa all’interno di un sistema di tecnologie in grado di ridurre le distanze geografiche tra i cittadini e, nell’ambito degli scambi commerciali, tra aziende e consumatori.
L’avvento della digital economy ha modificato le relazioni umane, permettendo una velocità nella comunicazione a distanza in grado oramai di sfiorare la prossimità fisica. La conseguenza naturale di una rivoluzione di questa portata è stata la trasformazione di tutte le altre tipologie di relazioni, quelle politiche, quelle culturali e quelle commerciali. Queste ultime, in particolare, sono state travolte dall’introduzione di nuove infrastrutture che hanno azzerato le distanze geografiche nei rapporti di compravendita di beni e servizi.
In questo quadro, il tema del commercio transfrontaliero (Cross Border Trade) diviene centrale nelle strategie di business. Ogni azienda può accedere a infrastrutture potenzialmente idonee per favorire la vendita dei propri prodotti ad un mercato globale e, dall’altro lato, ogni consumatore è in grado di acquistare con un click beni e servizi da ogni parte del mondo.
Scelte d’acquisto e variabile linguistica
Un recente report di Eurostat ha fotografato una situazione rosea per l’e-commerce europeo e mondiale: nel Regno Unito, ad esempio, l’86% degli utenti internet utilizza il canale online per fare acquisti, in Svezia la percentuale è dell’84% ed in Germania dell’82%. In Italia la percentuale si attesta attorno al 43%, contro una media europea del 68%.
Un’analisi più attenta, infatti, ci dice che alcuni mercati come quello statunitense, quello britannico e quello australiano prediligono l’acquisto dei prodotti da rivenditori locali o dai grandi colossi delle vendite online (come Amazon). Al contrario, invece, il mercato dell’Est Europa non mostra alcuna remora nell’acquisto su portali e-commerce stranieri. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da Paypal sulle abitudini di acquisto globali.
Analizzando i dati delle infografiche qui presenti, si evince che nel complesso una importante parte della popolazione mondiale non si sente al sicuro nell’acquistare prodotti su portali e siti stranieri che non prevedano l’utilizzo della lingua del consumatore.
Abbiamo avuto modo di richiamare più volte l’articolo scritto qualche mese fa in merito al ruolo che ricopre l’identità linguistica nella conquista dei mercati esteri, e la ricerca condotta da Paypal in qualche modo conferma le nostre tesi.
Analizzando i dati della precedente infografica e della successiva, si evince che nel complesso una importante parte della popolazione mondiale non si sente al sicuro nell’acquistare prodotti su portali e siti stranieri che non prevedano l’utilizzo della lingua del consumatore.
E-commerce multilingua, una condizione necessaria
Una delle peculiarità di un mercato che vuol definirsi transnazionale è la sua estensione geografica senza confini. Allo stato attuale, invece, il settore dell’e-commerce si confronta con una quota importante di consumatori che acquistano esclusivamente da piattaforme e distributori nazionali. Per la precisione i canali di acquisto principali sono due, quelli nazionali e le grandi piattaforme globali come Amazon o eBay.
In entrambi i casi si evince una difficoltà delle aziende nel conquistare mercati transnazionali direttamente tramite un proprio canale e il proprio brand. Senza dubbio esistono una molteplicità di fattori che rendono difficile il processo di globalizzazione digitale delle imprese. Esistono ancora vincoli di natura doganale, variabili geografiche, economiche e politiche ma una delle cause è anche rintracciabile in una gestione linguistica del proprio e-commerce poco orientata alla clientela globale.
Secondo il rapporto Idealo 2019, solo l’8% dei negozi digitali in Italia presenta il proprio e-shop in una seconda lingua differente dall’italiano. Gli e-commerce spagnoli e britannici sono in testa con il 24% di portali in doppia lingua, seguiti dalla Germania al 12% e dalla Francia al 10%.
I servizi di traduzione e Localizzazione nell’e-commerce
Una volta definita l’importanza strategica della gestione multilingue del proprio e-commerce, ci sono due modi per raggiungere l’obiettivo di vendite transnazionali. Il primo è tradurre tutte le pagine del sito nelle diverse lingue a seconda dei mercati nazionali target. Se ad esempio l’obiettivo è vendere i propri prodotti in America Latina e in Europa, la conseguenza sarà tradurre ogni pagina del proprio sito in spagnolo, portoghese PT e portoghese brasiliano, inglese, francese, tedesco, italiano e russo.
Nel momento in cui vengono definite le lingue di destinazione, affidarsi ad agenzie di traduzioni professionali come Intrawelt facilita i successivi passaggi e riduce i tempi di gestione del progetto. Oltre alla traduzione di tutte le pagine del sito, infatti, le agenzie più strutturate e professionali sono in grado di occuparsi in autonomia di tutta la gestione dei contenuti, dalla traduzione fino alla pubblicazione online.
Una seconda opzione, più complessa ma sicuramente più efficace, non riguarda la semplice traduzione di ogni singola pagina, ma la localizzazione dell’intero sito nel paese di destinazione. Con il termine localizzazione si intende la creazione di un sito partendo da zero, con contenuti indipendenti creati per ogni paese di destinazione, utilizzando la lingua locale e identificando quindi la comunicazione con usi e culture dei consumatori locali. Questo tipo di attività richiede quindi un lavoro qualitativamente più elevato nell’elaborazione di testi e contenuti adattati alla lingua del posto, con un grande vantaggio in termini di efficacia.
Le agenzie di servizi linguistici che offrono servizi di localizzazione, infatti, non si preoccupano soltanto di tradurre i testi prodotti ma offrono consulenza linguistica nella scelta dei contenuti stessi. In questo modo, i consumatori locali non navigheranno su un sito straniero tradotto in un’altra lingua ma si confronteranno con un portale nel quale riconosceranno elementi comuni con la loro identità linguistica e culturale, rafforzando quel rapporto di fiducia che ancora persiste tra venditore e consumatore.
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