Finanza Comportamentale: Impatto di Emozioni e Pregiudizi

Con l’evoluzione della tecnologia, la finanza comportamentale ha guadagnato terreno nella comprensione di come grandi e piccoli investitori prendono decisioni finanziarie. Come la tecnologia sta aiutando a modellare una migliore comprensione del comportamento finanziario dei consumatori?

Cosa si intende per finanza comportamentale?

La finanza comportamentale studia come le emozioni e i pregiudizi mentali influenzano le scelte degli investitori e il comportamento dei mercati finanziari, combinando idee di psicologia e finanza. Gli studiosi che si dedicano a questo ramo della finanza si trovano a esplorare una vasta gamma di fenomeni e comportamenti umani.

Uno dei comportamenti più comuni in ambito finanziario è l’adozione di euristiche, ovvero regole empiriche e scorciatoie mentali, per semplificare la presa di decisioni in contesti complessi. Tuttavia, se da un lato queste strategie possono risultare utili, dall’altro possono anche condurre a errori sistematici. Un’altra cosa importante è che molti investitori credono troppo nelle loro capacità e nelle informazioni che possiedono, portandoli a fare scelte di investimento molto rischiose.

Inoltre, gli investitori tendono a dare un’importanza sproporzionata a certe informazioni, in particolare a quelle ricevute per prime, un fenomeno noto come ancoraggio. Questo può portarli a trascurare altre informazioni rilevanti, influenzando in modo negativo le loro decisioni. C’è poi l’effetto gregge, che descrive la tendenza delle persone a seguire la maggioranza, anche quando questo comporta l’ignorare le proprie informazioni o valutazioni originarie.

Cosa si intente per finanza comportamentale.

Un punto importante è anche la paura di perdere, che fa sì che gli investitori siano più colpiti dalle perdite che dai guadagni. Questo li porta a fare scelte poco logiche, come tenere azioni in perdita per troppo tempo o vendere quelle in guadagno troppo in fretta. Infine, la prospettiva temporale gioca un ruolo cruciale, poiché gli individui tendono a dare un peso eccessivo ai benefici immediati a scapito di quelli futuri.

La finanza comportamentale studia come la psicologia influisce sulle scelte di investimento, aiutandoci a capire meglio e a migliorare le nostre strategie di investimento.

Come le nuove tecnologie influenzano la finanza comportamentale?

Big data e analisi predittiva: Oggi, grazie alla potenza dei big data e dell’analisi predittiva, possiamo analizzare e modellizzare enormi set di dati sul comportamento finanziario degli individui. Questo ci offre una prospettiva mai vista prima sulle tendenze e le irregolarità legate al comportamento. Piattaforme di trading e banche utilizzano questi dati per riconoscere abitudini dei consumatori, potenziali rischi e opportunità.

Tecnologia e neurofinanza: Le nuove tecniche di imaging cerebrale e la realtà virtuale ci permettono di osservare direttamente come il cervello reagisce a diverse situazioni finanziarie. Questo ramo specifico, chiamato “neurofinanza”, può aiutarci a scoprire quali parti del cervello si attivano durante le decisioni finanziarie e come queste possono essere influenzate da diversi elementi.

App e decisioni informate: Con la diffusione delle applicazioni finanziarie, gli utenti sono ora dotati di strumenti che possono aiutarli a prendere decisioni informate. Queste app spesso incorporano principi della finanza comportamentale, come la nudging theory, per incoraggiare comportamenti finanziari più sani.

AI e finanza comportamentale: L’AI sta giocando un ruolo cruciale nell’adattare i servizi finanziari alle esigenze personali. Attraverso algoritmi avanzati, è possibile anticipare le decisioni degli investitori e proporre soluzioni su misura basate su pattern legati a comportamenti pregressi.

Il ruolo delle traduzioni finanziarie professionali nel comportamento degli investitori

La finanza comportamentale e le traduzioni finanziarie sono diverse ma importanti per rendere le informazioni finanziarie comprensibili a tutti, migliorando le decisioni finanziarie in tutto il mondo.

traduzioni finanziarie nel comportamento degli investitori.

È importante che le informazioni finanziarie siano semplici e chiare. Le traduzioni dei documenti finanziari aiutano a rendere accessibili a più persone le informazioni. Adattare i contenuti finanziari alle diverse culture è importante per garantire che siano interpretati correttamente, perché la cultura e il contesto sociale influenzano le decisioni finanziarie.

Dal punto di vista della ricerca e dell’analisi, gli studiosi in finanza comportamentale spesso necessitano di accedere a dati provenienti da varie parti del mondo. Traduzioni accurate sono essenziali per interpretare correttamente questi dati e trarre conclusioni valide. Inoltre, per assicurare che le ricerche in questo campo raggiungano un pubblico globale, è cruciale che vengano tradotte correttamente in diverse lingue.

Le traduzioni finanziarie di Intrawelt per la finanza comportamentale

All’interno di un’agenzia di traduzioni, comprendiamo profondamente la complessità del linguaggio e delle terminologie utilizzate in queste innovative aree della finanza. La nostra solida competenza sia nel linguaggio che nei concetti finanziari ci permette di offrire traduzioni di alta qualità che riflettono fedelmente il testo originale.

In conclusione, mentre la finanza comportamentale ci aiuta a scoprire come la psicologia umana influisce sulle decisioni finanziarie, la tecnologia sta diventando essenziale per semplificare questo studio.

In un mondo globalizzato, è fondamentale poter condividere scoperte e risultati superando le barriere linguistiche con precisione. Agenzie specializzate in traduzioni finanziarie, come Intrawelt, giocano un ruolo chiave in questa importante missione.

Servizi di traduzione finanziaria per la conformità normativa

L’importanza della compliance normativa nella finanza

Negli ultimi anni, le normative finanziarie sono diventate sempre più complesse. Con il continuo aggiornamento e adeguamento dei regolamenti alle trasformazioni economiche e tecnologiche, società che operano in più paesi devono conformarsi a una serie di normative diverse e in continua evoluzione, e spesso questo comporta la necessità di tradurre documenti finanziari in diverse lingue.

La conformità normativa è un aspetto cruciale per le aziende che operano a livello internazionale, poiché le leggi e i regolamenti possono essere notevolmente differenti nelle diverse aree economiche del mondo. Ad esempio, le normative fiscali variano sensibilmente da un paese all’altro, così come le normative in materia di contabilità e di reporting finanziario.

Compliance finanziaria, cos’è?

La cTraduzioni finanziare nella conformità normativaompliance finanziaria è il processo attraverso il quale le organizzazioni si conformano alle leggi, ai regolamenti e alle normative finanziarie applicabili alle loro attività. La compliance finanziaria si concentra sull’adeguatezza e l’integrità dei processi finanziari dell’organizzazione, sul rispetto delle norme contabili e sulle procedure di controllo interne, al fine di garantire la conformità alle leggi e di minimizzare il rischio di violazioni finanziarie.

Per essere conformi alle normative, alle organizzazioni è chiesto di implementare politiche e procedure che consentono loro di identificare, prevenire e gestire il rischio di frodi, di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo, nonché di garantire la trasparenza e l’accuratezza dei loro report finanziari.

La compliance finanziaria è quindi fondamentale per mantenere la reputazione e l’affidabilità dell’organizzazione, proteggere gli interessi degli investitori e mantenere la fiducia dei clienti.

L’allineamento della comunicazione alle normative locali

Il tema della conformità normativa non si esaurisce esclusivamente nell’ambito finanziario, sebbene questo ricopra un ruolo importante. Infatti, le società operanti a livello internazionale, devono adottare una linea comunicativa e terminologica non solo per documenti legali e fiscali, ma anche per la comunicazione con i propri clienti. Ad esempio, se una società vuole espandersi in un mercato straniero, deve garantire che i propri materiali di marketing e di comunicazione siano allineati alla lingua locale, al fine di rispettare le normative locali e di mantenere la fiducia dei propri clienti.

Complianche finanziaria e conformità normativaIl ruolo delle agenzie di traduzione finanziaria

La traduzione finanziaria è un’attività fondamentale per le aziende che operano a livello internazionale. In particolare, si tratta di uno strumento essenziale per garantire la conformità normativa, ovvero il rispetto delle leggi e delle normative in vigore nei paesi in cui l’azienda opera.

Per garantire la conformità normativa, infatti, le aziende devono assicurarsi che tutte le informazioni finanziarie siano correttamente tradotte nella lingua del paese in cui l’azienda opera. Questo significa che le traduzioni devono essere accurate e precise, in modo da evitare errori e incomprensioni che potrebbero portare a sanzioni o a problemi legali.

L’unico modo per avere una traduzione finanziaria di elevata qualità è affidarla a agenzie di traduzione certificate, che garantiscano l’utilizzo di professionistə espertə nel settore finanziario e madrelingua nella lingua di destinazione. Questo perché la terminologia finanziaria può essere molto complessa e specifica, e richiede una conoscenza approfondita del settore per essere tradotta correttamente.

La traduzione finanziaria può essere un processo complesso che richiede una conoscenza approfondita dei termini tecnici e delle regole di conformità. Inoltre, gli errori di traduzione possono avere conseguenze finanziarie gravi, come multe o sanzioni da parte delle autorità.

Crisi finanziaria, i timori del Financial Stability Review


Dall’inizio della pandemia abbiamo assistito non ad una crisi ma a più crisi di diverso tipo: sanitario, economico, sociale e politico. Le campagne di vaccinazione iniziano a dare i loro frutti ma le macerie sono tante. Se la crisi sanitaria sembra fare meno paura, a preoccupare è la situazione economica e finanziaria di molti paesi.

Dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia da COVID-19, la gestione della crisi sanitaria sembra essere entrata in una fase di stabilizzazione. Grazie alla velocità con la quale sono stati introdotti i vaccini e grazie alle massicce campagne di vaccinazione, una parte del mondo inizia a intravedere una luce infondo al tunnel.

Riaperture e ripartenze dopo la crisi sanitaria

Tutti i paesi in cui la campagna di vaccinazione ha iniziato a dare i suoi frutti, hanno iniziato a programmare un graduale ritorno alla normalità. Riaperture dei negozi e ristoranti, slittamento o totale annullamento dei coprifuoco previsti, mobilità nazionale e internazionale, riapertura di scuole e università, etc.

Dopo intense trattative, le tre istituzioni europee Parlamento, Commissione e Consiglio, hanno trovato un accordo sull’adozione del certificato vaccinale europeo. Il pass servirà a certificare il possesso da parte dei cittadini di uno dei seguenti requisiti: vaccino contro il COVID-19, risultato negativo al tampone, guarigione da precedente infezione COVID-19.

L’obiettivo è quello di far ripartire settori come il turismo, i trasporti, l’hospitality, tra i più colpiti dalla crisi pandemica e di conseguenza tutto l’indotto dei servizi e delle industrie collegate. Mettere in sicurezza cittadini e viaggiatori è infatti un passo decisivo per tentare di tornale alla “normalità”.

Dalla pandemia alla crisi finanziaria

Quando si parla di crisi pandemica spesso si fa riferimento all’ambito sanitario e sebbene declinata al singolare, sarebbe più corretto considerare la presenza di più crisi all’interno di un unico processo. Dallo scoppio della pandemia, infatti, abbiamo assistito a una crisi di tipo sociale, politica, una crisi economica e una finanziaria.

In un ordine di priorità ben definito, quindi, una volta rientrata sotto controllo la crisi sanitaria, l’attenzione di Stati e istituzioni internazionali è sempre più focalizzata verso le conseguenze economiche e finanziarie, che poi sono anche sociali e politiche, della pandemia.

Le preoccupazioni della BCE per la stabilità finanziaria

Il 19 maggio la BCE ha pubblicato il report Financial Stability Review nel quale ha preso in esame lo stato di salute delle finanze europee e dei paesi membri.

I rischi per la stabilità finanziaria, secondo quanto si legge nel report, nella fase di uscita dalla terza ondata pandemica «restano elevati e potrebbero concentrarsi su alcuni Paesi dove le imprese sono più indebitate». Secondo la BCE, infatti, con la graduale rimozione delle misure di sostegno alle imprese è necessario prepararsi a un possibile incremento dei tassi di insolvenza rispetto a prima della pandemia.

Attenzione anche a banche e titoli di Stato che possono finire sotto pressione.

Le preoccupazioni della Banca Centrale Europea arrivano proprio nei giorni in cui in Italia sono in esame i provvedimenti del Decreto Sostegni Bis. In particolare, le piccole e medie imprese italiane sono in allarme a causa della proposta di riduzione delle garanzie statali sui crediti.

La bozza del decreto legge, infatti, riduce dal 100% al 90% la garanzia statale per i prestiti bancari fino a 30.000 euro concessi alle partite Iva e alle piccole e medie imprese. Un provvedimento che potrebbe riguardare il 70% delle richieste totali, e il 14,4% degli importi garantiti dal Fondo del Mediocredito centrale (un totale di 22 miliardi di euro circa su 154 miliardi). Per i finanziamenti superiori a 30.000 euro, invece, il piano di rimborso passa da 6 anni a 8 e fino a 10 anni: ma anche qui il paracadute pubblico si riduce, rispettivamente, dal 90 al 70% per i piani di rientro in 8 anni e dal 90 al 60% per quelli decennali.

Cosa dicono i documenti finanziari?

Lo shock post-pandemico è ancora forte ed è ancora difficile quantificare i danni del terremoto. Sotto la polvere ci sono macerie da scavare e storie da riscrivere. I sistemi economici che vivevano nell’instabilità già prima della crisi sono sicuramente quelli maggiormente a rischio, ma in questo momento nessuno può ritenersi davvero al sicuro. Nessun paese, nessun settore industriale, nessuna azienda.

Dalla documentazione finanziaria che, come agenzia di traduzione professionale, quotidianamente gestiamo e traduciamo, il clima di incertezza è diffuso. Il sistema vive un conflitto nel quale la voglia (e la necessità) di investimento in crescita, sviluppo, tecnologia, si scontra con i rischi connessi alla situazione attuale.

Allora che fare? Innanzitutto, mai come in questo momento è necessario il sostegno alle imprese da parte di istituzioni nazionali e internazionali, un piano di sviluppo in grado di traghettare il sistema economico fuori dalla crisi fino ad arrivare a un nuovo “new deal”. In poche parole, sostegno, pianificazione, sviluppo e investimenti.

Merger and acquisition, l’effetto della pandemia sulle attività M&A in Nord America e in Europa

L’emergenza coronavirus ha permeato ogni aspetto della nostra società, dalla politica all’economia, dalla cultura alle relazioni affettive. Nel settore finanziario, una delle conseguenze più importanti è il crollo delle attività di Merger&Acquisition in Europa e negli Stati Uniti.

Il mondo delle fusioni e acquisizioni è sempre stato in grado di resistere e riprendersi dalle precedenti crisi economiche, e come in passato le incertezze nei mercati hanno già contribuito a ritardare o interrompere i piani di acquisizione.

Questa volta, però, la situazione è più complessa: l’impatto della pandemia non è solo sul sistema finanziario in generale, sulla valutazione dei venditori e sulla volontà degli acquirenti di concludere affari a breve termine. Sono altri i fattori che influenzano le operazioni di fusione e acquisizione.  Questi includono gli stessi termini dell’accordo, i nuovi problemi di due diligence sorti, la disponibilità, i prezzi e il tempo necessario per ottenere le necessarie autorizzazioni normative e di altre terze parti per le transazioni.

La crisi americana nel mercato delle fusioni

Le fusioni e le acquisizioni globali sono già precipitate a seguito della crisi del coronavirus e alla fine di marzo 2020 si erano quasi arrestate. I livelli di fusioni e acquisizioni negli Stati Uniti sono diminuiti di oltre il 50% nel primo trimestre a $ 253 miliardi rispetto al 2019, ma la maggior parte di tali transazioni è stata conclusa o chiusa all’inizio del trimestre prima che la crisi si diffondesse in tutto il mondo.

Inoltre, le strategie di quelle aziende tipicamente acquirenti sono state reindirizzate verso la tutela del patrimonio abbandonando gli obiettivi a più lungo termine come gli investimenti nella crescita attraverso le acquisizioni. Allo stesso modo, gli istituti di private equity hanno concentrato i loro sforzi per rafforzare o salvare le società in portafoglio, a spese delle attività di nuova negoziazione.

Una legge americana contro le operazioni di Merger and Acquisition?

Nel Congresso degli Stati Uniti è stato richiesto l’avvio di una discussione del cosiddetto Pandemic Anti-Monopoly Act, un provvedimento mirato a congelare il takeover di società con oltre 100 milioni di dollari di guadagni e di istituzioni finanziarie con una capitalizzazione di mercato superiore ai 100 milioni per tutta la durata dell’emergenza.

La proposta è simile quella presentata dal deputato repubblicano David Cicilline, a capo dell’House Antitrust Committee. L’obiettivo dei due provvedimenti è quello di bloccare operazioni speculative in un momento in cui le valutazioni di molte società stanno crollando a causa delle ripercussioni economiche dell’emergenza sanitaria.

Anche il mercato europeo frena

Gli effetti della pandemia si fanno sentire anche nelle M&A in Europa dove il settore appariva in un buono stato fino all’insorgere dell’emergenza. Nel primo trimestre dell’anno sono state chiuse 2.677 transazioni per un valore di 281,3 miliardi di euro. Si tratta di progressi, rispettivamente del 15,6% e dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

La diffusione del coronavirus in Europa ha rimesso in discussione le prospettive, portando le operazioni di M&A praticamente a zero. Secondo le dichiarazioni di alcuni advisor nel settore, circa il 90% dei mandati è stato congelato.

Le aziende europee e il rischio di influenze estere

Per tutelare il patrimonio industriale nazionale, i paesi dell’UE stanno prendendo in considerazione le contromisure necessarie, inclusi controlli sugli investimenti esteri, rafforzamento strategico delle partecipazioni e nazionalizzazione. La Commissione Europea ha inoltre esortato gli Stati membri a “utilizzare tutte le opzioni per proteggere le società europee più esposte da acquisizioni e influenze estere che potrebbero minare la nostra sicurezza e l’ordine pubblico”.

“Come in ogni crisi, le risorse industriali e aziendali sono sotto stress. La resilienza delle nostre industrie, la loro capacità di continuare a rispondere alle esigenze dei cittadini dell’UE e la conservazione di risorse e tecnologie strategiche, è fondamentale”, ha affermato un portavoce della Commissione Europea.

L’UE è preoccupata che gli investitori stranieri possano tentare di acquisire società europee “al fine di assumere il controllo di tecnologie, infrastrutture o competenze chiave”. Le preoccupazioni europee riguardando inoltre ragioni strategiche e delicate come il tema della sicurezza.

Resiste l’healthcare e cresce l’IT

L’healthcare ha visto un aumento dell’attività rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, in linea con quanto sta accadendo da anni. La pandemia globale, inoltre, sta dimostrando come il settore possa essere un asset strategico contro la recessione per cui è possibile che le operazioni di M&A in questo universo continuino a crescere.

Un settore che invece registra una fase di crescita in questo periodo è quello dell’Information Technology. Le società IT specializzate nella fornitura di servizi e nella cyber-sicurezza sembrano potersi difendere meglio dai rischi di una recessione. Da un lato i cittadini hanno raggiunto un livello di sfruttamento delle infrastrutture informatiche mai visto prima, allo stesso tempo le aziende hanno un sempre crescente bisogno di proteggersi da nuovi rischi tecnologici e di poter gestire l’attività in maniera sicura.

Le evidenze nel mercato dei servizi di traduzione professionale

Durante tutto il periodo in cui abbiamo vissuto in regime di lockdown, Intrawelt ha continuato a lavorare senza sosta. Nel rispetto delle misure di salvaguardia della salute di tutti, l’agenzia di traduzioni ha continuato a gestire tramite home working una mole importante di progetti di traduzione.

Abbiamo gestito in questi mesi diverse traduzioni di bilanci, di report finanziari, abbiamo lavorato su progetti di interpretariato da remoto per trattative d’affari ma abbiamo riscontrato, soprattutto nelle ultime settimane, un calo della domanda di servizi di traduzione di documentazione finanziaria relativa alla conclusione di accordi di fusione e acquisizione, in linea con quanto abbiamo analizzato finora. Comprendiamo e condividiamo le preoccupazioni di un rischio di indebolimento dei sistemi industriali nazionali a vantaggio di speculazioni esterne, il nostro auspicio è che vengano adottate quanto prima misure di protezione efficaci, per il bene di tutto il sistema e delle tante società coinvolte e con alcune delle quali abbiamo il privilegio di lavorare costantemente.

Riferimenti e approfondimenti:

COVID-19’s Impact on Global M&A (Boston Consulting Group)

Coronavirus effects on private markets (Pitchbook)

The Impact Of The Coronavirus Crisis On Mergers And Acquisitions (Forbes)

Elizabeth Warren, Alexandria Ocasio-Cortez want mergers halted due to COVID-19 (Pitchbook)

EU helps protect weak firms from foreign takeovers (BBC News)

Vestager urges stakebuilding to block Chinese takeovers (FT)

Coronavirus: EU fears a rise in hostile takeovers (Deutsche Welle)

Single’s Day 2019 di Alibaba, dietro i numeri del successo

Cina 1, Stati Uniti 0 e palla al centro. Anche quest’anno il derby tra i colossi dell’eCommerce Alibaba e Amazon lo vinceranno con ogni probabilità i cinesi.


Cina ecommerce

A poche ore dalla chiusura dell’undicesima edizione del Single’s Day di Alibaba, l’equivalente del Black Friday americano, i dati parlano di una chiusura a quota 268,44 miliardi di yuan, pari a 38,37 miliardi di dollari in 24 ore. Il primo miliardo è stato raggiunto dopo un minuto e otto secondi dall’inizio dell’evento. Tali cifre da capogiro sono sicuramente frutto di un mix di fattori demografici, mediatici ed economici.

In questa sede a noi interessa approfondire non i numeri delle vendite e dei profitti ma le dinamiche che hanno influito sulle scelte d’acquisto dei consumatori cinesi nel corso della giornata.

In uno studio della società AlixPartners condotto un mese prima dell’evento, sono stati intervistati più di 2.000 utenti cinesi. L’obiettivo era quello di approfondire il sentiment dei consumatori in tempi di incertezza economica e di identificare nuove tendenze nella decisione di acquisto durante il Single’s Day.

I risultati dello studio parlano di una previsione di spesa media di 6.265 RMB quest’anno (893,99$), in aumento del 54% rispetto all’anno precedente

Il 57% dei consumatori intervistati stima che la loro spesa quest’anno supererà i 5.000 RMB (713,48$) e il 18% prevede di spendere più di 10.000 RMB (1426,96$). Questo aumento previsto mostra che il rallentamento della crescita economica cinese e l’attuale guerra commerciale non hanno influito sulla propensione generale all’acquisto durante la giornata.

Le tendenze del marketing nel Single’s Day 2019 di Alibaba


Coupon elettronici e banner mirati funzionano ancora, ma il lancio di nuovi prodotti e lo streaming live hanno influenzato fortemente il traffico e le vendite. I canali di coinvolgimento attraverso messaggi SMS, annunci offline e messaggi di posta elettronica, invece, pare abbiano perso la loro attrattiva. Anche i canali social hanno avuto un forte impatto sulle vendite online, con solo il 16% degli intervistati che dichiarava di non prestare attenzione ai canali di social commerce.

In linea di massima i consumatori cinesi sono piuttosto aperti alle innovazioni di marketing, anche se i dati dimostrano che metodi come lo streaming live funzionano soltanto per acquisti d’impulso o per prodotti ampiamente conosciuti dal consumatore. Un nuovo prodotto richiede, invece, più ricerche e un attento confronto dei prezzi.

Le aziende più performanti sono state probabilmente quelle che hanno avuto la capacità di comprendere le sfumature della promozione di diversi prodotti. Investire ciecamente in nuove tendenze senza capire le esigenze dei consumatori può tradursi in bassi rendimenti e vendite deboli, soprattutto in un’occasione mediatica così importante come il Single’s Day che rappresenta una vetrina dal forte impatto per i marchi globali.

Gli effetti dei dazi americani sul Single’s Day


A proposito di grandi vetrine, sicuramente nei prossimi giorni potremo avere dati più approfonditi sui risultati di questa undicesima edizione del Single’s Day ma non è difficile prevedere una contrazione delle vendite per le aziende americane.

Una delle principali tendenze in termini di decisioni di acquisto dei consumatori è stata probabilmente la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina. Il sondaggio mostra che il 78% degli intervistati ritiene che l’acquisto di marchi americani sarà influenzato dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti e il 70% ha dichiarato che la guerra commerciale avrà un impatto sui loro acquisti complessivi.

Più della metà degli intervistati (51%) ha indicato la lealtà nazionale come la ragione principale per non acquistare marchi americani, oltre alla qualità (27%), al prezzo (16%) e alla velocità di consegna o alle dogane (6%). La maggior parte dei consumatori cinesi sembra preferire i marchi locali in generale (61%).

Alibaba e Amazon, vendere meglio grazie alle traduzioni professionali


Sembra una frase fatta, eppure il titolo di quest’ultimo paragrafo non fa altro che raccontare le storie di successo dei marchi che hanno saputo conquistare i mercati stranieri.

Ricordate le polemiche sorte dopo la campagna pubblicitaria di Dolce e Gabbana? Probabilmente quello è stato il caso più eclatante per via dell’importanza del brand coinvolto ma non è certo l’unico caso di un lavoro di localizzazione impreciso.

Un pese come la Cina, caratterizzato da forti contraddizioni interne, da una identità culturale tanto forte quanto eterogenea, guarda ai prodotti esteri con un duplice stato d’animo. Da un lato, per molti cinesi i prodotti stranieri sono sinonimo di alta qualità e per questo molto ricercati. Le vicende degli ultimi anni, però, hanno iniziato a creare un sentimento di disaffezione verso i brand internazionali a causa delle scarse capacità di questi ultimi di adeguare la loro comunicazione all’identità culturale della popolazione locale.

In questo contesto, un’agenzia di traduzioni professionali come la nostra è in grado di fornire non solo traduzioni di qualità in cinese. Il nostro compito, in questi casi, è quello di affiancarci come consulenti linguistici con il supporto di linguisti madrelingua cinesi, per studiare le formule comunicative adatte a restituire un registro terminologico aderente al mercato di riferimento.

In particolare, Intrawelt è in grado di intervenire su traduzioni professionali che possano aiutare a:

  • Identificare le caratteristiche culturali del target di riferimento;
  • Centrare il linguaggio specifico del target di riferimento;
  • Non avere un linguaggio troppo complesso o, al contrario, banale;
  • Identificare un giusto target centrando le esigenze del vero destinatario.

Per un approfondimento o per una prima richiesta di dettagli sui nostri servizi potete contattarci in qualsiasi momento.

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Libero scambio tra Ue e Vietnam: le opportunità per le imprese europee

L’Unione Europea ha firmato un importante accordo di libero scambio con il Vietnam, si tratta del primo del suo genere con un paese asiatico in via di sviluppo.

Quella vietnamita è una delle economie più in crescita nella regione, sostenuta da robuste esportazioni e investimenti stranieri. L’UE è il secondo mercato dell’export vietnamita dopo gli Stati Uniti, in particolare per i prodotti di abbigliamento e calzature. Nel 2018 i beni e servizi esportati in Ue hanno rappresentato un mercato di 42,5 miliardi di dollari.

vietnam export growthIl testo dell’accordo, che diverrà ufficiale e vincolante solo dopo che sarà ratificato da entrambe le parti, è già disponibile sul sito della Commissione Europea. Prima che entri in vigore e sia applicabile dovrà essere ratificato dall’Assemblea nazionale della Repubblica Vietnamita e dal Parlamento Europeo.

Il trattato in via di approvazione si inserisce all’interno di un contesto geopolitico ed economico che vede gli Stati Uniti opposti alla Cina nella guerra dei dazi doganali. Negli ultimi mesi, lo stesso Vietnam è stato chiamato in causa dall’amministrazione Trump, preoccupata dell’ombra cinese dietro l’importante crescita che il governo di Hanoi ha registrato nelle esportazioni. Qui vi consigliamo un approfondimento delle ultime settimane.

I vantaggi per le imprese europee

Il patto di libero scambio tra Ue e Vietnam prevede un taglio graduale del 99% dei dazi doganali tra i due partner commerciali entro i prossimi 7 anni. L’accesso aperto al mercato vietnamita permetterà agli Stati Ue di raggiungere circa 95 milioni di persone e di intercettare un’economia emergente in rapida crescita.

L’accordo commerciale sancisce il divieto di discriminazione tra merci importate e prodotte sul mercato per quanto riguarda la tassazione interna o altri regolamenti governativi. Questo principio garantirà che le merci europee non vengano trattate in modo diverso dai beni domestici una volta introdotte nel mercato vietnamita.

Con l’obiettivo di investire sull’economia circolare, il testo introduce la materia del commercio di “merci rigenerate”. La disciplina sostanziale prevede che i beni rigenerati ricevano lo stesso trattamento fornito a nuovi prodotti simili, dotandoli di una etichettatura specifica.
Finora questi beni rigenerati erano considerati dal Vietnam come merci “usate” e per questo non ammesse nel mercato nazionale. Con il nuovo accordo, invece, si apre di fatto la strada al commercio di molti prodotti di altissimo valore come dispositivi medici o beni tecnologici e automobilistici.

Prodotti farmaceutici

free trade vietnamI prodotti farmaceutici rappresentano una quota importante delle esportazioni europee in Vietnam, raggiungendo il 9,3% nel 2017 (fonte Eurostat). Grazie all’accordo in via di attuazione, verrà garantito un accesso più facile ai farmaci innovativi di alta qualità per la popolazione vietnamita.

Circa la metà delle esportazioni farmaceutiche dell’UE sarà esente da dazi all’entrata in vigore dell’accordo e il resto dopo sette anni. Il Vietnam consentirà alle aziende europee del settore di investire nell’importazione di prodotti farmaceutici, purché debitamente autorizzati. Nello specifico le imprese europee potranno vendere prodotti farmaceutici a distributori o grossisti in Vietnam, acquisire dei propri magazzini, sponsorizzare i prodotti presso le strutture sanitarie vietnamite e condurre studi clinici e test.

Commercio elettronico

L’accordo promuove una serie di norme sul commercio elettronico, come ad esempio:
– Divieto dei dazi doganali sulle transazioni e le spedizioni online;
– Creazione di un forum per discutere questioni relative alle disposizioni dei servizi di e-commerce;
– Esenzioni di responsabilità per gli intermediari online (al fine di aumentare la certezza del diritto per i provider dei servizi internet e le piattaforme di commercio elettronico);
– Trattamento delle comunicazioni commerciali elettroniche non richieste (spam);
– Cooperazione in materia di e-commerce.

Appalti pubblici

La regolamentazione degli appalti pubblici presente nell’accordo riguarda il modo in cui le amministrazioni spenderanno le risorse economiche per l’acquisto di beni, opere o servizi. Questo può variare dall’acquisto di apparecchiature informatiche o la fornitura di acqua, gas ed elettricità, alla costruzione di un ospedale o di una strada.

Il Vietnam è uno dei paesi con il più alto rapporto tra investimenti pubblici e PIL nel mondo. Dal 1995, questo rapporto si è mantenuto di oltre il 39% annuo con una parte investito in progetti infrastrutturali. Al momento dell’entrata in vigore dell’accordo, le imprese dell’UE potranno presentare offerte per appalti pubblici alle stesse condizioni delle imprese vietnamite.

Approcciare il mercato vietnamita con il supporto dei servizi linguistici

traduzioni professionali vietnamIl sistema vietnamita attraversa una delicata fase di transizione economica nella quale Unione Europa e Stati Uniti ricoprono un ruolo da protagonisti. Nonostante un buon tasso di crescita dell’export vietnamita, la regione del sudest asiatico non ha ancora raggiunto una piena internazionalizzazione da un punto di vista linguistico. Il vietnamita è la lingua ufficiale parlata dalla maggioranza della popolazione mentre il francese, eredità dell’epoca coloniale, è parlato solo dalle generazioni anziane cresciute durante la colonizzazione.

Oggi la lingua straniera più studiata è l’inglese ma nonostante ciò la conoscenza di una lingua universale come quella anglosassone non è diffusa in modo capillare.

Per questo motivo è importante, per le imprese che progettano i loro investimenti nella regione vietnamita, affidarsi ad agenzie di traduzioni professionali in grado di affiancarle nell’approccio ad un mercato totalmente differente da quello europeo sia sul piano culturale e sia sul piano linguistico.

In questi anni abbiamo gestito una molteplicità di progetti di traduzione da e verso la lingua vietnamita, prevalentemente dall’italiano, dall’inglese e dal tedesco. Abbiamo fornito servizi di traduzione farmaceutica per i prodotti medici destinati al mercato vietnamita, abbiamo tradotto manuali tecnici per il funzionamento dei macchinari dedicati all’industria del tessile e dell’abbigliamento e abbiamo tradotto e asseverato diversi documenti legali, in particolare autorizzazioni consolari e visti.

Chiunque abbia un progetto di apertura al mercato del Sud-Est asiatico, questo è il momento buono per partire, ma prima è bene consultare un’agenzia di traduzioni professionali che possa supportare l’impresa nella gestione della corretta documentazione legale, amministrativa e per una comunicazione efficace con il nuovo mercato.
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Mps, Carige e i crediti deteriorati: cosa succede alle banche italiane?

Per il sistema bancario italiano il nuovo anno è iniziato in salita. La crisi di Banca Carige e il conseguente commissariamento da parte della Banca Centrale Europea ha dato vita a nuove e vecchie preoccupazioni sullo stato di salute delle banche italiane.

 

LA CRISI DI BANCA CARIGE

banca carigeLa crisi dell’istituto genovese, che segue la questione ancora aperta di Monte dei Paschi di Siena, ha visto l’intervento del governo giallo-verde che ha varato in tempi record il decreto di “salvataggio” della banca. Nel decreto il Governo ha stanziato 1,2 miliardi di euro a garanzia del capitale per le future emissioni di obbligazioni da parte di Carige e su un’eventuale richiesta di ulteriore liquidità a Banca d’Italia.

È presto per azzardare valutazioni sul futuro di Carige, sul piatto delle ipotesi al momento resta in piedi un processo di nazionalizzazione temporanea da parte del Tesoro italiano oltre alla possibilità di una acquisizione dell’istituto da parte di altri colossi bancari italiani. Si parla con insistenza di un interesse di Unicredit, ma anche di Ubi o di un gruppo estero presente in Italia come Crédit Agricole.

Se da un lato l’intervento politico ha temporaneamente ridimensionato l’allarme rosso scattato a seguito dell’assemblea del 22 dicembre e del conseguente commissariamento, nuove nubi si stagliano all’orizzonte per il sistema bancario italiano.

 

MPS E LE OSSERVAZIONI DELLA BCEmonte dei paschi

Il futuro incerto di Banca Carige si somma alle problematiche non ancora del tutto risolte di Monte dei Paschi di Siena.

A riaccendere i riflettori sulla tormentata banca senese è la stessa Banca Centrale Europea che lo scorso 5 dicembre ha inviato all’istituto una lettera contenente le nuove richieste dei requisiti prudenziali da rispettare per il 2019. Ma soprattutto ha indicato i rischi e i punti di debolezza che la banca deve affrontare. Più che di una lettera, si tratta di una serie di rimostranze in cui si evidenzia la necessità di migliorare la redditività, fino ad oggi secondo la Bce ancora inferiore agli obiettivi del Piano.

In riferimento alla condizione patrimoniale dell’istituto, l’analisi della Bce parla di una situazione indebolita dagli impatti dell’aumento dei differenziali di spread tra BTp e Bund dei mesi scorsi. Proprio sul tema della raccolta, gli ispettori di Francoforte lanciano l’allarme mettendo in evidenza le sfide poste dal piano di ristrutturazione sul lato del funding e sulla capacità di Mps di attuare con successo la propria strategia di raccolta, viste le turbolenze che si stanno verificando nei mercati italiani.

 

GLI NPL E LA DEADLINE DELLA BCE

Potrebbe apparire come una corsa ai ripari quella della Vigilanza della Bce che ha invitato le banche italiane a ridurre l’incidenza dei crediti deteriorati (Non Performing Loans) fino ad un loro azzeramento entro i prossimi anni. In questo caso non si tratta di un invito rivolto esclusivamente a Carige e Mps, la missiva proveniente da Francoforte infatti coinvolge l’intero sistema bancario europeo.

Facendo le dovute differenze e indicando delle scadenze diversificate per ogni Istituto, la Bce richiama le banche italiane per l’attuazione di un piano per aumentare le coperture fino a svalutare integralmente lo stock di crediti deteriorati in un arco pluriennale predefinito.

Lo schema proposto dalla Bce presuppone una ripartizione degli istituti bancari in tre macro-gruppi, suddivisi in base all’entità delle sofferenze in tema di Npl.

Per quanto riguarda gli istituti di prima fascia come Unicredit e Intesa Sanpaolo, le aspettative prevedono una copertura minima del 60% entro fine 2020 sui crediti garantiti, per arrivare al 100% nel 2024. Sui non garantiti, la copertura minima è del 70% a fine 2020 così da arrivare al 100% nel 2023. È questo il caso di una banca come Unicredit, che ha già confermato il 2024 come la deadline indicata dalla Bce per completare gli accantonamenti. Anche Intesa Sanpaolo ha evidenziato come gli impatti sugli obiettivi del Piano d’impresa non siano significativi.

Nella seconda fascia sono invece ricomprese le banche con una capacità più contenuta di coprire i crediti non performanti. In questo caso si parte da una richiesta di copertura minima al 50% sui crediti garantiti al 2020, mentre l’orizzonte massimo per completare gli accantonamenti slitta al 2025. In questa classe dovrebbero essere ricomprese diverse banche europee tra cui alcune banche italiane come Ubi Banca, Banco Bpm e Bper.

Il terzo macro-gruppo ricomprende invece le banche più in difficoltà e alle quali Francoforte ha concesso di abbassare l’asticella minima al 40% a fine 2020 sui crediti garantiti da collaterale, per allungare a sette anni, al 2026, il termine massimo per la piena copertura. In questo gruppo è compresa Banca Mps, a livello europeo ricadrebbero diverse banche in condizione di criticità, in particolare nei paesi dell’Est-Europa, in Irlanda e in Grecia.

 

CONCLUSIONI

Le banche italiane sono nel pieno di una dura prova di forza. Gli errori commessi e le difficoltà finanziarie di questi anni hanno dato origine a un’ondata di oscillazioni ancora in corso. Da Mps a Carige, passando per l’aumento dello spread di cui abbiamo avuto modo di parlare in precedenza, il sistema bancario italiano è sotto osservazione da parte dei commissari della Bce e più in generale del mercato finanziario europeo.

Negli ultimi trent’anni abbiamo tradotto migliaia di documenti finanziari. Ci siamo occupati di bilanci, di comunicati agli azionisti, relazioni finanziarie, report semestrali e annuali, etc. Lo abbiamo fatto al fianco di clienti operanti nel settore bancario e finanziario che ci hanno aiutato a sviluppare le competenze tecniche, per questo seguiamo con attenzione gli sviluppi dell’economia italiana. Per interesse personale, certo. Per affinità con i nostri clienti, senza dubbio. Ma soprattutto perché le società globali come Intrawelt vivono in prima persona le influenze delle dinamiche economiche e commerciali su scala internazionale.

Note: Linee guida per le Banche sui Crediti Deteriorati (NPL) – Scarica

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Banca Mondiale

World Bank Ranking: dieci paesi in cui fare business nel 2019

Con il 2019 ormai alle porte, il mondo dell’imprenditoria guarda già al futuro per cercare di capire cosa potrebbe riservarle il nuovo anno.
La Banca Mondiale ha pubblicato la sedicesima edizione del rapporto annuale Doing Business, che presenta una classifica dei Paesi in base alla “facilità di fare impresa”.

Le molteplici variabili da valutare nel momento in cui si pianificano investimenti in paesi esteri sono di natura giuridica, legislativa, fiscale, economica e sociale. Il rapporto annuale della Banca Mondiale prende in esame i singoli parametri per individuare i migliori sistemi nazionali su cui investire per aprire nuovi canali di business e quindi più interessanti in prospettiva imprenditoriale.

Il 2019 si avvicina, per imprese e startup è tempo di bilanci e di progetti di investimento.

I parametri

Ease of Doing Business 2019 prende in considerazione alcune variabili di natura legislativa, amministrativa ed economica che rendono i vari Stati nazionali più o meno “ospitali” per gli investimenti futuri.

I parametri di valutazione utilizzati dalla World Bank per la definizione del ranking sono i seguenti:

Avvio di attività: le procedure, il tempo, il costo e il capitale minimo versato per avviare un’attività. Impianto normativo generale del paese di riferimento, unito a una gamma di risultati economici come la produttività, la crescita e l’occupazione.

Permesso di costruzione: è il parametro attraverso il quale si valutano di tempi di ottenimento di un permesso di costruzione e i meccanismi di controllo qualità e sicurezza della costruzione stessa.

Infrastrutture per l’elettricità: Procedure, tempi e costi per collegarsi alla rete elettrica, l’affidabilità della fornitura di energia elettrica e la trasparenza delle tariffe.

Registrazione di proprietà: insieme di procedure necessarie per l’acquisto una proprietà e per il trasferimento della stessa dal venditore all’acquirente, misura di tempi e costi per completare ciascuna di queste procedure.

Proprio in questo ambito, siamo regolarmente scelti da società italiane ed estere per le attività di traduzione, asseverazione e certificazione di documenti legali, contratti e permessi relativi alla gestione d’impresa.

World Bank

Fig. 1 – Fonte: World Bank; Elaborazione grafico: Intrawelt

Accesso al credito: insieme di procedure e normative che facilitano o complicano la possibilità di accedere a forme di finanziamento per le imprese.
Tutela degli investitori minoritari: regolamentazione dei diritti degli azionisti di minoranza nelle attività di Corporate Governance.
Tasse: tempistiche di pagamento e cuneo fiscale da sostenere affinché l’impresa sia considerata in regola con tutte le regolamentazioni fiscali del paese.
Commercio fuori confine: tempi e costi per l’esportazione di prodotti all’estero.

La documentazione commerciale e finanziaria rappresenta, al pari di quella legale, la risorsa più importante per il regolare avvio di una attività imprenditoriale. Per questo motivo, i progetti di traduzione della documentazione nelle lingue dei paesi di destinazione sono gestiti da Intrawelt tramite linguisti esperti del settore commerciale e finanziario.

Applicazione dei contratti: La capacità di far rispettare i contratti e risolvere le controversie è fondamentale affinché i mercati funzionino correttamente.
Risoluzione delle insolvenze: efficienze o carenze nella legislazione esistenti in materia e le principali strozzature procedurali e amministrative nel processo di insolvenza.
Regolamentazione del Mercato del Lavoro: livello di flessibilità del lavoro, aspetti regolatori sulla qualità del lavoro, le tutele e le rigidità in materia di licenziamento.

I risultati

L’analisi dei dati forniti dal report ha preso in esame principalmente due parametri: il ranking sulla facilità di apertura di un impresa e la classifica generale dei migliori 10 paesi nei quali investire nel 2019.

Facilità di apertura di un’impresa (Fig. 1)

Il primo ranking elaborato dalla World Bank è in parte sorprendente. Innanzitutto, tra i primi 10 classificati non compare nessuna delle grandi potenze mondiali. Il paese europeo meglio posizionato è la Georgia la quale, con il suo secondo posto, precede il Canada e Singapore.

È la Nuova Zelanda, invece, a posizionarsi in testa alla classifica dei paesi con il più alto coefficiente di semplicità nell’avviare un nuovo business (il primo dei parametri descritti in precedenza).

I migliori 10 paesi in cui fare business (Fig. 2)
Tenendo conto di tutto l’insieme dei parametri identificati nella costruzione del ranking, la classifica finale risulta leggermente modificata. Tra i primi 10 paesi in cui investire nel 2019, su scala globale, troviamo alcune delle grandi potenze economiche, sebbene in posizione defilata.
Stati Uniti e Regno Unito, infatti, si posizionano all’ottavo e nono posto della graduatoria guidata per il terzo anno dalla Nuova Zelanda. Seguono Singapore e Danimarca.

Banca Mondiale Doing Business

Fig. 2 – Fonte: World Bank; Elaborazione grafico: Intrawelt

Le barriere linguistiche

Gli investimenti in paesi esteri richiedono non soltanto un impegno economico e strategico. In ogni fase del processo è fondamentale, infatti, conoscere la lingua del paese di destinazione e i differenti vocabolari tecnici. Che si tratti di documentazione legale, contrattualistica, atti di costituzione societaria o documenti fiscali e finanziari, è importante adottare un registro comunicativo impeccabile e senza errori di traduzione che rischierebbero di compromettere l’intero business.

Per queste ragioni negli anni abbiamo avuto modo di gestire progetti di traduzione legale, finanziaria e farmaceutica in alcune delle lingue di destinazione parlate nei paesi oggetto della classifica. Solo per citare qualche esempio, gestiamo regolarmente progetti di traduzione legale e certificata per la Korea, Singapore e la Nuova Zelanda. La presenza di un ufficio a Londra ci rende, inoltre, un partner strategico per gli investimenti in entrata ed in uscita dal territorio britannico.

Il lavoro svolto annualmente dalla World Bank rappresenta una risorsa preziosa per quelle aziende votate all’internazionalizzazione e questa classifica può rappresentare uno spunto importante per cercare nuovi canali di business. Al contempo, il consiglio è quello di affidarsi ad agenzie di traduzione qualificate e certificate, in grado di fungere da ponte linguistico ed abbattere tutti gli ostacoli comunicativi che potrebbero manifestarsi durante tutto il percorso.

L’Europa al bivio: l’ora della Brexit si avvicina

Mancano pochi mesi alla scadenza dei termini per la negoziazione di un accordo tra Unione Europea e Regno Unito per garantire la salvaguardia delle relazioni politiche, economiche e civili prima dell’entrata in vigore della Brexit e ad oggi ancora non sembra esserci un orizzonte definito.

 

Brexit

Da quando il referendum inglese del 16 novembre 2016 ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, sono iniziati e proseguiti senza sosta i negoziati internazionali tra i governi britannici e le istituzioni europee. Entro il 29 marzo del 2019 sarà necessario giungere a un accordo firmato e sottoscritto per evitare una “hard brexit”, ossia la risoluzione di ogni tipo di relazione politica ed economica senza alcun paracadute.

I temi sul tavolo sono molteplici. Innanzitutto, i diritti dei cittadini: un milione di britannici residenti nel continente e tre milioni di europei nelle isole rischiano di trovarsi da un giorno all’altro senza uno status oggi garantito dal fatto di essere nell’Unione. Poi c’è la questione dei trasporti, con gli aerei di bandiera britannica che non avrebbero più la possibilità di atterrare nell’Unione in mancanza di un accordo.

Fin dall’inizio dei negoziati per la Brexit, i servizi finanziari internazionali sono stati un nodo cruciale nelle trattative. Londra vuole un accordo che consenta alle società finanziarie britanniche di continuare a operare in Europa, in particolare per proteggere il centro finanziario della City. Questa opzione è stata però a lungo respinta da Bruxelles che punta a preservare la cosiddetta “indivisibilità” delle libertà del mercato unico, che il governo britannico vorrebbe limitare, e che vincola la libera circolazione di servizi e capitali a quella delle persone.

 

Il futuro del mercato finanziario

Proprio quest’ultima questione sembra essere al centro delle preoccupazioni di queste settimane. Gli analisti finanziari, infatti, stanno cercando di capire cosa potrebbe succedere nel caso in cui Regno Unito e Unione Europea non dovessero giungere a un accordo condiviso. Continuano così a susseguirsi in questi giorni notizie di accordo e successive smentite da parte del governo britannico.

 

 

 
Secondo il Guardian, una Brexit caotica e disordinata avrebbe conseguenze dannose per l’economia britannica, per esempio innescando ritardi alle frontiere e impedendo l’atterraggio di aerei dall’Ue. L’Office for Budget Responsibility ha dichiarato che un distacco della Gran Bretagna dall’Ue senza un accordo entro i prossimi mesi potrebbe nuocere alla crescita economica e comportare un accumulo di merci per le famiglie e le imprese, innescando un forte calo del valore della sterlina.

La Banca d’Inghilterra ha espresso tutta la sua preoccupazione dichiarando che «le prospettive economiche dipenderanno in modo significativo dalle modalità di uscita dall’Ue e in particolare delle condizioni degli eventuali nuovi accordi commerciali, dalla fluidità della transizione verso il nuovo scenario e dalle risposte delle famiglie, delle imprese e dei mercati finanziari». Sottolineando l’urgenza della situazione in una dichiarazione del suo comitato di politica finanziaria, la Banca ha affermato: «Nel limitato tempo a disposizione, le società non sono in grado da sole di ridurre completamente i rischi di interruzione dei servizi finanziari transfrontalieri».

 

Gli inglesi più poveri ancor prima di uscire dall’Ue

Lo scenario di incertezza che abbiamo di fronte è raccontato analiticamente da uno studio di Quartz. Costruendo un modello previsionale, gli analisti hanno comparato le stime sulla crescita inglese con il Regno Unito dentro e fuori dall’Ue.

Quartz ha infatti sovrapposto l’andamento del flusso reale di esportazioni del Regno Unito verso gli altri 28 paesi dell’Unione e l’andamento di quello che secondo le stime statistiche sarebbe stato il flusso di esportazioni dal Regno Unito verso il resto dell’Unione in caso di vittoria del no: come si vede nel grafico sotto, i dati sostanzialmente coincidono fino al punto del referendum, mentre da quel momento in poi la divergenza è evidente.

brexit

Lo stesso può dirsi anche per le esportazioni verso i paesi non-Ue che, dal momento del voto, sono fortemente calate rispetto alla crescita prevista se non ci fosse stato il voto sulla Brexit. Anche nei servizi commerciali come viaggi e turismo, servizi di trasporto, istruzione e attività bancarie, i cui prezzi di riferimento sono in dollari, si assiste ad una stagnazione nei 18 mesi successivi al voto.

Dato l’indebolimento della sterlina, le esportazioni britanniche hanno anche subito una svalutazione nei confronti delle valute utilizzate dai partner commerciali (euro per l’Ue, dollari e altre valute per quelle extra-Ue) e di conseguenza consentono di “pagare” un volume minore di importazioni. A causa delle incertezze intorno alla Brexit, la Gran Bretagna sta di fatto perdendo una quota significativa dei mercati globali (in termini di valore) e si ritrova già più povera.

Il destino degli operatori economici

Non sappiamo quale sarà il destino degli scambi commerciali con il Regno Unito ma sicuramente il futuro dei rapporti tra Londra e l’Ue è uno dei temi caldi del momento. Ne parliamo con i clienti, ci confrontiamo tra colleghi. Abbiamo un nostro ufficio a Londra grazie al quale costruiamo quotidianamente relazioni professionali con i clienti inglesi rafforzando quel ponte tra l’isola e il continente che sembra indebolirsi sempre di più.
Ci auguriamo che si arrivi in tempi brevi a un accordo stabile tra governo britannico e Ue che consenta di evitare il ripiego su singoli accordi tra ciascun Stato Membro e la Gran Bretagna, che avrebbe conseguenze inevitabilmente incerte e destabilizzanti.

 

 

Regrexit

Secondo uno studio condotto su 20.000 elettori, la Gran Bretagna oggi voterebbe per rimanere nell’Unione Europea. Soprattutto molti giovani e coloro che non sono andati a votare al referendum del 2016 ora voterebbero contro la Brexit.

Nonostante le richieste da parte degli ex primi ministri Tony Blair e John Major, il primo ministro Theresa May ha però ripetutamente escluso l’indizione di un nuovo referendum.

E dopo aver coniato il termine Brexit, gli inglesi iniziano già a parlare di Regrexit. Difficile prevedere cosa succederà in futuro: quel che è certo è che Oltremanica la sensazione di aver preso un enorme granchio è sempre più forte.

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fattura elettronica 2018

Fatturazione elettronica obbligatoria: siete pronti?

In questi ultimi mesi le aziende italiane sono alle prese con le novità introdotte in tema di fattura elettronica. Dal 1° gennaio 2019, infatti, entrerà in vigore l’obbligo di utilizzo della fatturazione elettronica per tutte le aziende e i soggetti passivi residenti o stanziati nel territorio italiano. L’obbligo riguarderà tutte le prestazioni e i servizi tra aziende (B2B) e tra aziende e consumatori (B2C) ad esclusione dei possessori di partita iva in regime di “minimi” e “iva agevolata”. I dettagli sono consultabili nella guida alla fatturazione elettronica che proponiamo di seguito.

In Intrawelt abbiamo avviato un processo di formazione e di adeguamento alle nuove procedure in modo da garantire il flusso di fatturazione e prevenire eventuali disagi per i nostri clienti. Grazie all’esperienza interna, abbiamo prodotto una breve guida informativa e abbiamo deciso di renderla disponibile a chiunque.
 

Fattura elettronica: come funziona?

 
Nella pratica si tratta di un processo di digitalizzazione de lle fatture che prevede l’abbandono del formato cartaceo a favore di quello elettronico. Nel caso della fattura elettronica, però, non si tratta di una semplice fattura inviata via mail in un formato digitale (come ad esempio un file in Pdf) ma dell’utilizzo di piattaforme dedicate alla fatturazione elaborata obbligatoriamente nel formato elettronico XML.

Cosa cambia con la nuova fattura elettronica?

La portata dell’innovazione (o dei disagi) che segue l’introduzione della fattura elettronica è variabile e dipende sostanzialmente dalle procedure interne delle quali l’azienda è dotata. Nel nostro caso, ad esempio, le novità introdotte dalla fatturazione elettronica non avranno un grande impatto in quanto abbiamo da tempo adottato procedure simili a quelle previste dal DL 119/2018 (Decreto fiscale).

Fattura elettronica cos'èIntrawelt emette già le fatture elettroniche verso clienti della Pubblica Amministrazione, perciò si tratterebbe di estendere lo stesso modello a tutti i soggetti privati. Probabilmente, l’unico impatto significativo sarà relativo ai tempi di emissione in quanto il caricamento delle fatture nel sistema di interscambio richiederà più tempo rispetto all’invio della fattura stessa attraverso il nostro gestionale interno eGetrad. Tutto sommato in questo senso, i tempi si standardizzeranno per tutte le aziende.

Norma transitoria e sanzioni ridotte

In base alla norma transitoria inserita nel DL (l’articolo 10), per il primo semestre 2019 (quindi per le operazioni effettuate fino al 30 giugno 2019) non si applicano le sanzioni per omessa fatturazione (dal 90% al 180% di cui all’articolo 6 D.lgs. 471/1997), a condizione che la fattura sia emessa (e quindi trasmessa al Sdi) entro il termine per la liquidazione dell’imposta del periodo in cui è avvenuta l’effettuazione dell’operazione.

Un esempio. Considerando un contribuente mensile, per un’operazione effettuata entro il 31 gennaio 2019 la fattura elettronica deve essere trasmessa al Sdi entro il 16 febbraio 2019, fermo restando che la relativa imposta deve confluire nella liquidazione del mese di gennaio. Inoltre, è stabilita una riduzione dell’80% della predetta sanzione a condizione che la fattura elettronica sia emessa entro il termine della liquidazione periodica successiva.

I pro e i contro della nuova fatturazione

fatturazione fattura elettronica

Sicuramente è ancora presto per tirare le somme ed esprimere giudizi sui reali benefici delle disposizioni. Possiamo però provare a prendere in esame un caso concreto nelle nostre attività quotidiane.

Una volta entrato in contatto con i nostri project manager, il cliente riceverà il preventivo della realizzazione dei progetti di traduzione, di impaginazione o di interpretariato commissionati. Dal momento dell’accettazione del preventivo si procederà con l’invio, tramite il portale eGetrad, del materiale da tradurre e i nostri project manager coordineranno il lavoro di traduzione selezionando i linguisti ai quali affidare l’incarico e successivamente procedendo alle revisioni e al controllo qualità.

Terminato il processo di traduzione e inviato il lavoro finito al nostro cliente, l’amministrazione procederà all’invio della fattura. Se nel caso di pubbliche amministrazioni, l’utilizzo della fatturazione elettronica è per noi qualcosa di familiare, nel caso di soggetti privati solitamente procediamo con l’invio della fattura tramite il nostro gestionale eGetrad. L’utilizzo di un portale costruito in-house ovviamente permette di abbattere i tempi di consegna della fattura, essendo direttamente collegato all’indirizzo e-mail fornito dal cliente.

Sebbene da un lato le nuove procedure possano rallentare i tempi di invio della fattura, dall’altro si azzerano i disguidi relativi all’effettivo recapito della stessa. Può capitare, infatti, che la fattura non venga inviata all’indirizzo corretto, che finisca in spam, o nell’imprevedibile giungla della rete.

Da questo punto di vista, invece, il sistema di interscambio ridurrà al minimo questo tipo di disagi.
Aspetteremo quindi i prossimi mesi per avere una maggiore consapevolezza delle novità introdotte dal decreto fiscale e come si dice in questi casi, chi fatturerà vedrà. Intanto, vi proponiamo un approfondimento del tema con link e informazioni utili.
 


 
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