Vite da Intrawelt_Vol1: London calling

Una delle attività più complesse che un’azienda con sedi dislocate nel mondo deve compiere è quella di tenere unite tra loro persone che lavorano e vivono a migliaia di chilometri di distanza.

Far sentire ogni dipendente parte di un unico grande gruppo di professionisti e di amici è la chiave del successo. In questi giorni abbiamo avuto nella nostra sede centrale il responsabile commerciale dell’ufficio Intrawelt di Londra, Tim John.

I momenti di incontro sono le occasioni migliori per fare il punto della situazione, aggiornarsi sullo stato dell’arte, sugli obiettivi raggiunti e quelli ancora da portare a casa. Ma è anche il momento opportuno per aggiungere un tassello nel rafforzamento dell’identità aziendale. Dopo una mattinata di riunioni ed un pranzo davanti al mare, abbiamo invitato (leggasi “costretto”) Tim John a raccontarsi. Perché? Perché crediamo che l’azienda ed i suoi servizi siano costituiti da volti, storie di vita, da professionisti. Raccontare queste storie è il modo migliore per aprire le nostre porte, ed è con queste premesse che inauguriamo oggi la sezione dedicata alle vite da Intrawelt, partendo da Londra.

Più che un’intervista, quella con Tim è stata una di quelle chiacchierate che nascono dal nulla e finiscono col meritare un ruolo nella nostra storia.

Tim ha 33 anni, una moglie e due figli con i quali vive vicino Londra. Laureato in Storia Moderna alla University of Westminster, ha iniziato la sua carriera nell’ambito delle risorse umane.

 

Visita alla futura sede Intrawelt. Sull’argomento ritorneremo molto presto. Stay tuned!

Tim, com’è iniziata la tua carriera?
Ho iniziato lavorando nelle risorse umane, mi occupavo di ricerca e selezione. Ero appassionato del settore e ho portato avanti questo interesse per alcuni anni, poi ho deciso di cambiare e di mettere in campo le mie capacità commerciali.

Come sei arrivato qui in Intrawelt?

Sono arrivato in Intrawelt da professionista. Ho conosciuto la proprietà durante una collaborazione professionale, ci siamo piaciuti ed è subito scattata la scintilla. Prima di arrivare qui, però, ho lavorato per quasi dieci anni come Account Executive prima e come Sales Manager e Senior Business Development Manager dopo. In questi dieci anni ho lavorato quasi esclusivamente in agenzie di traduzione e interpretariato tra le quali alcune di grande prestigio.

Cosa ti ha convinto a entrare a far parte di questo team?

Per fare una scelta del genere è necessaria una serie di combinazioni favorevoli che, in questo caso, si sono verificate pienamente. Ho avuto modo di conoscere anzitutto dei grandi professionisti e non da meno delle persone molto dinamiche, estremamente socievoli e che sanno metterti a tuo agio. Ho condiviso subito i loro obiettivi e mi sono lasciato travolgere dalla loro forza.

A proposito di obiettivi, quali sono i tuoi progetti?

In questo momento il mio progetto (professionale) è concentrarmi su quello in cui sono bravo, sviluppare il business, far crescere l’azienda e crescere professionalmente. Siamo ben posizionati sul mercato, e siamo in continua crescita nel segmento britannico ma non sono una persona che si accontenta facilmente. Da qui a 5 anni conto di portare risultati importanti per il gruppo.

Tim accolto con un omaggio UK.

Restando in tema di vittorie e di grandi risultati, dopo questi mondiali lavorerai ancora con clienti croati e belgi?

[Silenzio, gelo, ghiaccio] Ho sperato che vincesse la Croazia, lo avrebbe meritato. [Eravamo indecisi se inserire questa domanda, non ce ne vogliano tutti i nostri clienti francesi, a proposito complimenti!]

Quali sono i tuoi interessi Tim?

Mi piacciono i giochi di strategia, gli scacchi, le serie tv di fantascienza. Amo il vino, soprattutto quello italiano, e amo cucinare. [Qui la discussione è andata avanti per una mezzora abbondante su cibo e vino. Tim odia i funghi, ricordatevelo.] Ho una casa in Italia, in Calabria. Adoro quei posti, il pesce, il mare…

Quindi conosci la soppressata?

No, cos’è?

Niente Tim, non fa niente, forse è arrivato il momento di salutarci. Vuoi dire qualcosa in chiusura?

Si, intanto grazie per questa chiacchierata e per avermi accolto in questo modo. Sono orgoglioso di lavorare con Intrawelt, ci sono arrivato dopo anni di esperienza ed il potenziale che vedo qui dentro è qualcosa di eccezionale. Grazie davvero.

Grazie a te Tim, ti auguro buona fortuna.

Quasi dimenticavo, potete seguirci su Facebook, Linkedin, Twitter oppure visitare il nostro sito www.intrawelt.com

Comunicazione globale

Export multilingue, l’inglese non è sufficiente

Quante lingue deve parlare un’azienda? Questa è una domanda che in pochi fanno, considerando che la stragrande maggioranza delle aziende occidentali parla esclusivamente inglese come seconda lingua. Iniziamo con il dire che quella dell’inglese come lingua “madre della globalizzazione” è una convinzione oramai superata che sta producendo danni economici non indifferenti, a partire dal Regno Unito stesso.

Secondo The Guardian «le scarse conoscenze linguistiche e la convinzione che tutti parlano inglese, costano all’economia inglese circa 48 miliardi di sterline ogni anno, circa il 3,5% del PIL». Il caso britannico non è per noi interessante singolarmente ma rappresenta una specie di termometro mondiale.

Le lingue più parlate nel mondo (in milioni di persone) Fonte Statista 2018 – www.statista.com

Come si nota dal grafico, utilizzare la sola lingua inglese significa restare fuori da quei mercati in via di sviluppo composti da popolazioni identitarie come quella cinese, araba, russa o hindi.

Mentre l’economia insegue da decenni il sogno della globalizzazione, alcuni sociologi a partire da Zygmunt Bauman hanno provato e provano a mettere al centro dell’attenzione il tema dell’identità locale nella società globale. La glocalizzazione.

Luci e ombre dell’export italiano

Lasciando da parte per un momento le dinamiche globali ed entrando nella dimensione italiana, assistiamo ad un tessuto imprenditoriale ancora arretrato rispetto ai processi di internazionalizzazione linguistica. Secondo i dati di EF Corporate Solutions del 2017, le imprese italiane sono al 20mo posto nell’indice di conoscenza della lingua inglese. Nonostante una crescita rispetto al 2014 di quasi l’8%, restiamo ancora uno dei paesi con la più scarsa competenza linguistica.

Fonte EF Corporate Solutions

Allo stesso tempo, laddove si investe in internazionalizzazione diversificata con i paesi esteri, i risultati per il territorio italiano sono più che buoni. Un esempio è dato dal boom dei distretti industriali lombardi che continuano a crescere all’estero. In crescita sostenuta le esportazioni destinate ai nuovi mercati, in particolare quello cinese (dove l’export lombardo è cresciuto del 23,1%), russo (+15,5%), rumeno (+18,4%), turco (+11,2%), ceco (+5,6%), ungherese (+9%) e indiano (+9,7%).

Identità locale al centro del mercato globale

Ma cos’è la glocalizzazione? È una parola composta da due termini, globale e locale. In questo senso viene inteso come un processo consolidamento di una identità/prodotto/comunità locale all’interno della società globale. Think local, act global.

Nel contesto del quale si sta discutendo, si tratta di utilizzare gli strumenti di comunicazione del mercato globale differenziando il modo di vendere prodotti e servizi sulla base dell’identità linguistica e culturale dei mercati di riferimento. Prendendo ad esempio i distretti italiani lombardi di cui si accennava in precedenza, la loro capacità di penetrare in mercati così diversificati dipende anche dal loro saper parlare a quei mercati, conoscendone i valori, la lingua ed i bisogni.

In un precedente articolo abbiamo affrontato il tema degli hispanic speaker americani e di come questi ripongano maggiore fiducia in quelle aziende che comunicano in spagnolo, dimostrano di conoscere i loro usi e aderiscono ai loro valori.

Export multilingue e localizzazione

Svanito l’incantesimo dell’omologazione globale, oggi le aziende sono obbligate a mettere in piedi delle strategie di comunicazione che rispondano a sempre crescenti bisogni identitari delle comunità di destinazione. Una campagna di successo nel mercato arabo, ad esempio, deve tenere conto della specificità locale della popolazione, dei suoi valori e del senso di appartenenza attorno alla lingua.

In un contributo apparso qualche settimana fa per il magazine britannico Business Partner, abbiamo parlato dell’importanza nell’affidarsi ad agenzie di traduzione ed interpretariato come la nostra di Intrawelt. Tale importanza è ancor più strategica nei servizi di localizzazione che permettono di tradurre un sito internet o una campagna di destinazione nelle singole lingue locali, tenendo conto delle specificità culturali e linguistiche.

Attraverso la localizzazione e l’utilizzo di forme comunicative identitarie Intrawelt aiuta aziende private di ogni dimensione ed enti pubblici ad affacciarsi su nuovi mercati finora inesplorati a causa delle barriere linguistiche.

I nostri non sono semplici servizi di traduzione ma vere e proprie attività di copywriting portate avanti da professionisti madrelingua con conoscenze radicate negli usi, costumi e valori delle singole popolazioni.

Seguite la nostra pagina Facebook per tenervi aggiornati sui nostri contributi o contattateci al seguente form per chiedere informazioni sui nostri servizi.

interpretazione consecutiva

Servizi finanziari e hispanic speaker in USA: una risorsa inesplorata

Qual è la prima immagine che viene in mente pensando agli ispanici d’America? Probabilmente il pensiero vola ai migranti in clandestinità, al muro costruito al confine con il Messico, a storie di povertà e repressione. Quanto è reale questo tipo di immaginario? In parte lo è, ma il quadro complessivo è ben più articolato.

Nell’immaginario collettivo, gli ispanici americani sono percepiti dal punto di vista economico come una popolazione relativamente povera con basse aspettative di vita e per questo non sono mai stati un target privilegiato nel mercato dei servizi avanzati.

Le opportunità della finanza nel mercato ispanico americano

Gli ispanici americani, tuttavia, oggi rappresentano il 17% della popolazione statunitense, votano Trump e registrano una significativa riduzione del tasso di disoccupazione. Sebbene questi dati possano già di per sé sembrare sorprendenti, un’analisi più approfondita svela un quadro generale ancora più interessante.

Secondo uno studio condotto nel 2017 da Univision Communications e Harris Poll intitolato Banking on Hispanics for Growth, dei 59 milioni di ispanici che vivono negli Stati Uniti, con un’età media di appena 29 anni, ben 16 milioni hanno età compresa tra i 18 e i 34 anni. Considerando un’aspettativa di vita di 82 anni, la comunità ispanica americana vanta una media di 53 anni di età attiva e idonea all’acquisto di prodotti finanziari, contro i 43 dei non ispanici.

Questo dato assume una rilevanza addirittura maggiore se si considera che, ad oggi, sono ancora relativamente pochi gli ispanici che usufruiscono di beni e prodotti finanziari, sebbene l’80% di essi (fonte Simmons 2017) dichiari di essere interessato all’acquisto, con un picco dell’84% tra coloro che parlano esclusivamente o prevalentemente la lingua spagnola.

Fonte Univision e Harris Poll

Il segno dei tempi e delle trasformazioni che la società americana sta attraversando è palese nella diversa concezione di prosperità tra ispanici e non ispanici. Per i primi, prosperità è sinonimo di crescita, di miglioramento delle condizioni di vita attuali rispetto alle generazioni precedenti, di raggiungimento dei propri obiettivi. I non ispanici, invece, intendono la prosperità come comfort, stabilità economica e possibilità di vivere quotidianamente senza stress.

Nella società americana alcune popolazioni, come quella ispanica, si stanno dimostrando più attive di altre nel perseguire gli obiettivi personali e professionali prefissati puntando a migliorare le proprie condizioni di vita. È proprio questa forza generazionale a rendere gli ispanici un mercato potenziale tutto da esplorare, soprattutto nei servizi finanziari.

La finanza tra identità e comunicazione efficace

Al pari delle popolazioni mediterranee, gli ispanici americani hanno uno stretto legame con la loro identità e le loro istituzioni sociali: la lingua, la famiglia, le relazioni. Lo studio condotto da Univision e Harris Poll ha rilevato che nella percezione della popolazione ispanica il 51% di loro si sente poco valorizzato dal mercato dei servizi finanziari, allo stesso tempo il 69% sostiene che le proposte non soddisfano i suoi bisogni ed il 22% è estremamente insoddisfatto.

Fonte Univision e Harris Poll

 

Dall’altro lato c’è un dato sorprendente. Solo il 29% degli ispanici, infatti, afferma che tasse ed interessi dei servizi sono l’ostacolo principale (contro il 44% dei non ispanici). Trovare la chiave per conquistare la loro fiducia oggi può fare la differenza.

Engagement identitario: il ruolo dei servizi di traduzione

Per conquistare una popolazione devi conquistare il suo cuore e la sua identità. La comunicazione è il modo migliore per farlo, le parole ed il linguaggio gli strumenti più efficaci.
L’88% degli ispanici promette totale lealtà a quelle aziende che dimostrano di essere parte attiva e di investire nel progresso della comunità.

La soluzione vincente è affidarsi a società di servizi di traduzione ed interpretariato come Intrawelt che da trent’anni lavora nel settore della traduzione finanziaria attraverso servizi di comunicazione multilingue, traduzione di bilanci, campagne promozionali in più di 30 lingue differenti.
Non solo traduzione ma anche interpretariato. La strategia vincente è avere un interprete specializzato in servizi finanziari a supporto della trattativa aziendale o dell’incontro con la comunità locale; una sorta di spalla con una elevata conoscenza degli usi e costumi ed allo stesso tempo con competenze finanziarie.

Affermarsi come top player di fiducia in un mercato identitario come quello ispanico richiede un elevato grado di conoscenza e condivisione di usi, costumi, regole sociali e linguaggio. È fondamentale saper parlare con gli stakeholders, le comunità, le banche e le imprese locali.
Non a caso Intrawelt è composta esclusivamente da professionisti madrelingua e con differenti specializzazioni nei settori finanziario, medico farmaceutico, legale, tecnico e marketing.

C’è una terra inesplorata nel Paese a stelle e strisce. La corsa a chi riuscirà a conquistare i cuori ispanici è appena iniziata e i nostri servizi, oggi, possono fare la differenza nel mercato dei prodotti finanziari.

Per approfondimenti, potete scriverci a info@intrawelt.com

Machine translation

L’industria italiana riparte dall’Intelligenza Artificiale

A dispetto di quanto l’immaginario collettivo possa pensare, l’Italia è uno dei migliori paesi al mondo nell’ambito della ricerca scientifica e tecnologica. E per quanto possa sembrare ancora più surreale, i principali settori interessati sono quello medico e il tecnologico.

Troppo spesso impegnata a “fare accademia”, la ricerca italiana finora è stata il più grande nemico di sé stessa. Oggi però sembra sia arrivata una risposta importante con la nascita del Laboratorio Nazionale sull’Intelligenza Artificiale.

Il progetto, promosso dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, coinvolge oltre 600 ricercatori provenienti da 40 atenei italiani ed i principali centri di R&S. L’obiettivo è quello di aiutare il sistema imprenditoriale italiano ad affrontare la rivoluzione industriale e tecnologica in atto: smart cities, fabbriche intelligenti, automazione industriale, big data, smart home. Questi sono i temi più caldi quando si parla di intelligenza artificiale e industria 4.0.

Sembra sia arrivato per l’uomo il tempo di lasciare spazio ai robot quindi. Come in una delle migliori produzioni targate Steven Spielberg (su progetto di Stanley Kubrick), macchine dalle sembianze umane inizieranno a svolgere il lavoro al posto nostro.

Sarà davvero così? Ovviamente no, o almeno non tanto da riuscire a soppiantare totalmente l’apporto dell’intelligenza umana.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E TRADUZIONE

Abbiamo già avuto modo di approfondire il rapporto tra intelligenza artificiale e traduzione e il lavoro che quotidianamente portiamo avanti ci aiuta a capire quale sia l’importanza del lavoro umano, soprattutto da un punto di vista intellettuale.

L’intelligenza artificiale ha un limite ad oggi invalicabile, in quanto programmata dall’intelletto umano non è capace di andare oltre le conoscenze per le quali è progettata.

Un esempio concreto

In Intrawelt spesso lavoriamo sulla traduzione e impaginazione di foglietti illustrativi dei medicinali, i famosi bugiardini. Si tratta di un’attività di estrema delicatezza, in quanto documentazione che non ammette alcun tipo di inesattezza e regolamentata da normative specifiche (che richiedono un wording preciso). Sono sfide che l’intelligenza artificiale non può ancora neanche lontanamente affrontare, basti vedere la qualità della traduzione di tanti famosi machine translation providers.

Tradurre una pubblicazione scientifica, un manuale multilingue di macchine industriali, accompagnare un cliente in un interpretariato d’affari, sono lavori talmente specializzati e basati sulla gestione di imprevisti, anomalie e situazioni poco prevedibili che difficilmente potranno essere affrontati e risolti al meglio da un software o da una macchina.

Siamo più che orgogliosi dei grandi progressi che l’Italia sta facendo nel campo dell’innovazione tecnologica, dell’automazione industriale e della robotica, e siamo i primi ad investire in infrastrutture e sistemi allo stato dell’arte. Al momento però, preferiamo pensare che se un giorno dovesse nascere un robot dalle sembianze umane, saremo ancora noi a tradurne il libretto d’istruzioni.

Quale intelligenza artificiale sarebbe più utile per voi? E soprattutto, conoscete già i servizi Intrawelt? Fate clic qui per approfondimenti.

Latinismo elettorale

Se è vero che molte parole prese in prestito dal latino sono ormai entrate nell’uso quotidiano della lingua parlata e scritta (ad hoc, ad honorem, auditorium, iter, raptus ecc.), è altrettanto vero che molti latinismi vengano usati “a sproposito”. Basta pensare ai nomi affibbiati alle varie leggi elettorali degli ultimi 20 anni.

Spesso si tratta di un uso improprio del suffisso ‘um’ per coniare nomi che hanno ben poco a che fare con il latino. Mattarellum, Porcellum o Italicum sono solo alcuni degli esempi più conosciuti, utilizzati per etichettare il tentativo o la proposta di legge elettorale del momento. In principio fu il Mattarellum, termine ideato dal politologo Giovanni Sartori, che si ispirò al nome del relatore della legge elettorale varata nel 1993, Sergio Matt<arella.

Nel 2005 viene poi approvata una nuova legge elettorale che l’anno successivo sarebbe stata definita una “porcata” dallo stesso autore, l’allora Ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, e sarebbe di conseguenza passata alla storia col nome piuttosto sarcastico di Porcellum.

Correva invece l’anno 2015 quando iniziava a farsi strada l’Italicum, la legge elettorale promossa da Matteo Renzi. Dichiarato incostituzionale, l’Italicum non è mai stato applicato ed è stato sostituito dalla legge attualmente in vigore, il Rosatellum bis, ideata dal capogruppo del Pd Ettore Rosato, già autore di una prima versione della legge nel 2015.

Insomma, cambiano gli autori, si alternano i sistemi elettorali e i partiti al governo, ma il latino sembra essere sempre in auge, forse perché aiuta a coprire con un’aura di autorevolezza i limiti evidenti palesati dal sistema elettorale italiano negli ultimi decenni.

Pixel Buds: Google punta il mercato della traduzione simultanea

Qualche mese fa Google ha lanciato sul mercato i Pixel Buds, degli auricolari senza fili che permettono di tradurre in tempo reale ben 40 lingue. Si tratta di uno strumento potenzialmente disruptive per il mercato della traduzione simultanea, un’innovazione di quelle in grado di innescare una vera rivoluzione.
Gli auricolari Pixel Buds funzionano in combinazione con un sistema di intelligenza artificiale legato a Google Translate e incorporato, per il momento, nei nuovi smartphone Pixel 2. Questo nuovo dispositivo dovrebbe nelle intenzioni dei produttori fornire all’utente una traduzione in tempo reale di quello che si sta ascoltando.
Un progetto indubbiamente ambizioso e che potrebbe essere visto come una minaccia per i tanti interpreti professionisti che operano nel mercato e vantano anni di studi, lauree, master e continue attività di formazione e aggiornamento, senza contare il bagaglio di esperienza sul campo che ciascun professionista matura nel tempo.
L’evoluzione del mondo della traduzione va ormai di pari passo con lo sviluppo tecnologico, quindi è innegabile che una fascia del mercato potrebbe riversarsi sui Pixel Buds come su altri prodotti e innovazioni che consentono a chi non conosce una determinata lingua di avere un’idea di massima di cosa dice un articolo, un’intervista, un film o una canzone. È inoltre possibile che la traduzione automatica in tempo reale possa correre in aiuto delle aziende per semplificare in alcuni casi la comunicazione interna o la formazione del personale, così come potrebbe rivelarsi uno strumento tutto sommato utile nel settore del turismo.
Difficilmente tuttavia un’azienda si affiderà a uno strumento poco controllabile e al momento (e chissà per quanto tempo ancora) qualitativamente discutibile per la mediazione di una trattativa commerciale, così come è improbabile che i partecipanti in un congresso di un certo spessore accettino di ascoltare nelle cuffie una traduzione agrammaticale o peggio ancora senza senso.
Google Translate, presenza costante sul web che vanta una diffusione d’uso imponente, offre ancora molti risultati esilaranti, quindi è logico pensare che la strada verso la totale (o quantomeno una significativa) automazione della traduzione sia ancora lunga. Nel frattempo, però, gli operatori presenti sul mercato sono avvisati: indietro non si torna, considerare tecnologia e innovazione come minacce per il nostro settore sarebbe un errore imperdonabile. Tecnologia e innovazione non sono l’avversario da combattere, ma un prezioso alleato da conoscere, studiare e utilizzare al meglio per continuare a soddisfare nel migliore dei modi le esigenze di una clientela sempre più esigente e avida di contenuti.

Intrawelt al servizio della Commissione Europea

Dal mese di luglio 2016 Intrawelt può vantare una continua e regolare collaborazione con la Commissione Europea, l’organo esecutivo che rappresenta l’UE sulla scena internazionale cui compete principalmente redigere le proposte di nuovi atti legislativi, attuare le decisioni del Consiglio e del Parlamento europeo e gestire le politiche e i finanziamenti comunitari.
Superata la dura selezione e ottenuta la qualifica di fornitore esterno di servizi di traduzione, Intrawelt ha da oltre un anno l’onere e l’onore di tradurre in diverse lingue per questa importante istituzione testi di varia natura che spaziano da relazioni commerciali, linee guida, regolamenti e aggiornamenti di direttive.

Tradurre per la Commissione Europea significa anche avere grande attenzione per i temi trattati e per la relativa terminologia specifica del settore di riferimento, oltre a saper utilizzare l’idioletto tipico di tali istituzioni (il cosiddetto ‘comunitarese’). Come ogni lavoro di traduzione professionale che si rispetti, è fondamentale mantenere un elevato livello di correttezza, accuratezza e consistency nel testo, ma in questo caso diventa indispensabile compiere ricerche attente, andando a reperire testi ufficiali già pubblicati e disponibili sul web. Su EUR-lex, ad esempio, si possono consultare gratuitamente testi ufficiali di ogni tipo (la Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, trattati, direttive, proposte legislative, accordi internazionali, ecc.), tradotti nelle lingue dei vari Stati membri.

Dati gli stringenti requisiti in termini di conformità e compliance con memorie di traduzione, glossari terminologici, istruzioni e riferimenti messi a disposizione dalla stessa Commissione Europea, ogni singolo lavoro di traduzione viene poi sottoposto all’esame attento di unità linguistiche predisposte dalla Direzione Generale Traduzione (DGT) che comunicano successivamente al fornitore la loro valutazione, corredata da un feedback e da un estratto del documento tradotto con in evidenza le correzioni e le migliorie apportate.

Ça va sans dire: il nostro track record per i progetti svolti per la DGT della Commissione Europea è finora impeccabile.

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