Merger and acquisition, l’effetto della pandemia sulle attività M&A in Nord America e in Europa
/in News, Professionisti della Finanza /da Luigi ApollonioL’emergenza coronavirus ha permeato ogni aspetto della nostra società, dalla politica all’economia, dalla cultura alle relazioni affettive. Nel settore finanziario, una delle conseguenze più importanti è il crollo delle attività di Merger&Acquisition in Europa e negli Stati Uniti.
Il mondo delle fusioni e acquisizioni è sempre stato in grado di resistere e riprendersi dalle precedenti crisi economiche, e come in passato le incertezze nei mercati hanno già contribuito a ritardare o interrompere i piani di acquisizione.
Questa volta, però, la situazione è più complessa: l’impatto della pandemia non è solo sul sistema finanziario in generale, sulla valutazione dei venditori e sulla volontà degli acquirenti di concludere affari a breve termine. Sono altri i fattori che influenzano le operazioni di fusione e acquisizione. Questi includono gli stessi termini dell’accordo, i nuovi problemi di due diligence sorti, la disponibilità, i prezzi e il tempo necessario per ottenere le necessarie autorizzazioni normative e di altre terze parti per le transazioni.
La crisi americana nel mercato delle fusioni
Le fusioni e le acquisizioni globali sono già precipitate a seguito della crisi del coronavirus e alla fine di marzo 2020 si erano quasi arrestate. I livelli di fusioni e acquisizioni negli Stati Uniti sono diminuiti di oltre il 50% nel primo trimestre a $ 253 miliardi rispetto al 2019, ma la maggior parte di tali transazioni è stata conclusa o chiusa all’inizio del trimestre prima che la crisi si diffondesse in tutto il mondo.
Inoltre, le strategie di quelle aziende tipicamente acquirenti sono state reindirizzate verso la tutela del patrimonio abbandonando gli obiettivi a più lungo termine come gli investimenti nella crescita attraverso le acquisizioni. Allo stesso modo, gli istituti di private equity hanno concentrato i loro sforzi per rafforzare o salvare le società in portafoglio, a spese delle attività di nuova negoziazione.
Una legge americana contro le operazioni di Merger and Acquisition?
Nel Congresso degli Stati Uniti è stato richiesto l’avvio di una discussione del cosiddetto Pandemic Anti-Monopoly Act, un provvedimento mirato a congelare il takeover di società con oltre 100 milioni di dollari di guadagni e di istituzioni finanziarie con una capitalizzazione di mercato superiore ai 100 milioni per tutta la durata dell’emergenza.
La proposta è simile quella presentata dal deputato repubblicano David Cicilline, a capo dell’House Antitrust Committee. L’obiettivo dei due provvedimenti è quello di bloccare operazioni speculative in un momento in cui le valutazioni di molte società stanno crollando a causa delle ripercussioni economiche dell’emergenza sanitaria.
Anche il mercato europeo frena
Gli effetti della pandemia si fanno sentire anche nelle M&A in Europa dove il settore appariva in un buono stato fino all’insorgere dell’emergenza. Nel primo trimestre dell’anno sono state chiuse 2.677 transazioni per un valore di 281,3 miliardi di euro. Si tratta di progressi, rispettivamente del 15,6% e dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
La diffusione del coronavirus in Europa ha rimesso in discussione le prospettive, portando le operazioni di M&A praticamente a zero. Secondo le dichiarazioni di alcuni advisor nel settore, circa il 90% dei mandati è stato congelato.
Le aziende europee e il rischio di influenze estere
Per tutelare il patrimonio industriale nazionale, i paesi dell’UE stanno prendendo in considerazione le contromisure necessarie, inclusi controlli sugli investimenti esteri, rafforzamento strategico delle partecipazioni e nazionalizzazione. La Commissione Europea ha inoltre esortato gli Stati membri a “utilizzare tutte le opzioni per proteggere le società europee più esposte da acquisizioni e influenze estere che potrebbero minare la nostra sicurezza e l’ordine pubblico”.
“Come in ogni crisi, le risorse industriali e aziendali sono sotto stress. La resilienza delle nostre industrie, la loro capacità di continuare a rispondere alle esigenze dei cittadini dell’UE e la conservazione di risorse e tecnologie strategiche, è fondamentale”, ha affermato un portavoce della Commissione Europea.
L’UE è preoccupata che gli investitori stranieri possano tentare di acquisire società europee “al fine di assumere il controllo di tecnologie, infrastrutture o competenze chiave”. Le preoccupazioni europee riguardando inoltre ragioni strategiche e delicate come il tema della sicurezza.
Resiste l’healthcare e cresce l’IT
L’healthcare ha visto un aumento dell’attività rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, in linea con quanto sta accadendo da anni. La pandemia globale, inoltre, sta dimostrando come il settore possa essere un asset strategico contro la recessione per cui è possibile che le operazioni di M&A in questo universo continuino a crescere.
Un settore che invece registra una fase di crescita in questo periodo è quello dell’Information Technology. Le società IT specializzate nella fornitura di servizi e nella cyber-sicurezza sembrano potersi difendere meglio dai rischi di una recessione. Da un lato i cittadini hanno raggiunto un livello di sfruttamento delle infrastrutture informatiche mai visto prima, allo stesso tempo le aziende hanno un sempre crescente bisogno di proteggersi da nuovi rischi tecnologici e di poter gestire l’attività in maniera sicura.
Le evidenze nel mercato dei servizi di traduzione professionale
Durante tutto il periodo in cui abbiamo vissuto in regime di lockdown, Intrawelt ha continuato a lavorare senza sosta. Nel rispetto delle misure di salvaguardia della salute di tutti, l’agenzia di traduzioni ha continuato a gestire tramite home working una mole importante di progetti di traduzione.
Abbiamo gestito in questi mesi diverse traduzioni di bilanci, di report finanziari, abbiamo lavorato su progetti di interpretariato da remoto per trattative d’affari ma abbiamo riscontrato, soprattutto nelle ultime settimane, un calo della domanda di servizi di traduzione di documentazione finanziaria relativa alla conclusione di accordi di fusione e acquisizione, in linea con quanto abbiamo analizzato finora. Comprendiamo e condividiamo le preoccupazioni di un rischio di indebolimento dei sistemi industriali nazionali a vantaggio di speculazioni esterne, il nostro auspicio è che vengano adottate quanto prima misure di protezione efficaci, per il bene di tutto il sistema e delle tante società coinvolte e con alcune delle quali abbiamo il privilegio di lavorare costantemente.
Riferimenti e approfondimenti:
COVID-19’s Impact on Global M&A (Boston Consulting Group)
Coronavirus effects on private markets (Pitchbook)
The Impact Of The Coronavirus Crisis On Mergers And Acquisitions (Forbes)
Elizabeth Warren, Alexandria Ocasio-Cortez want mergers halted due to COVID-19 (Pitchbook)
EU helps protect weak firms from foreign takeovers (BBC News)
Vestager urges stakebuilding to block Chinese takeovers (FT)
Coronavirus: EU fears a rise in hostile takeovers (Deutsche Welle)
Coronavirus e impatto ambientale. Pericoli e opportunità
/in Energia e Ambiente, News /da Luigi ApollonioSecondo una buona parte della comunità scientifica internazionale, l’inquinamento atmosferico e il superamento delle concentrazioni di PM10 potrebbero aver incentivato la diffusione del Sars-CoV-2 in certe aree del Paese. è possibile, infatti, che il virus abbia trovato nel particolato e negli inquinanti ambientali una sorta di conduttore e booster per la sua diffusione.
La diffusione del virus e gli effetti benefici per l’ambiente
Allo stesso tempo, il diffondersi della pandemia e il conseguente blocco delle attività industriali su scala globale stanno generando un miglioramento della qualità dell’aria e una drastica riduzione delle emissioni di biossido di azoto.
Le misure restrittive adottate in Cina nel mese di febbraio hanno portato a una riduzione del 25% delle emissioni di anidride carbonica rispetto all’anno precedente, ossia 200 milioni di tonnellate in meno. Secondo alcune stime (datate 8 marzo), il miglioramento della qualità ambientale ha permesso di evitare circa cinquantamila vittime per inquinamento atmosferico (ossia un numero maggiore rispetto ai decessi a causa del Covid-19 nello stesso periodo).
I dati sull’impatto ambientale europeo registrano una tendenza simile a quanto analizzato in Cina. Il satellite ha dimostrato che il livello di inquinamento, soprattutto le emissioni di diossido d’azoto, si è abbassato notevolmente sull’Italia settentrionale e in particolare sulle valli del Po tra il 1 gennaio e l’11 marzo.
La fine delle restrizioni anti Covid-19 e i pericoli per l’ambiente
Abbiamo visto come nel breve termine la diffusione del coronavirus su scala globale abbia portato almeno un unico effetto benefico, quello relativo alla qualità dell’aria e dell’ecosistema terrestre. La domanda che in molti si pongono è cosa accadrà quando, speriamo il prima possibile, riusciremo a vincere questa battaglia e riprenderanno a funzionare a regime tutte le attività industriali?
I dati storici sulle precedenti crisi industriali evidenziano un andamento a due fasi. Dopo una prima fase di riduzione delle emissioni dovuta al decremento delle attività industriali, si è assistito, nel lungo periodo, a una inversione di tendenza con conseguente innalzamento dei livelli di emissione di CO2.
Il motivo è che l’andamento delle emissioni non dipende solo da quello dell’economia globale, ma anche dalla cosiddetta intensità di emissione, cioè la quantità di gas serra emessa per ogni unità di ricchezza prodotta. Normalmente l’intensità di emissione si riduce con il tempo per effetto del progresso tecnologico, dell’efficienza energetica e della diffusione di fonti di energia meno inquinanti.
Durante i periodi di crisi, però, questa riduzione può rallentare a causa delle politiche di ripresa economica che tendono a un minore investimento in progetti sostenibili in favore di misure di stimolo che privilegiano la ripresa delle attività produttive tradizionali.
Un “green new deal” nell’economia post Coronavirus
Imparare dagli errori del passato è fondamentale per poter affrontare al meglio le nuove sfide del futuro. Per questa ragione, l’attuale crisi globale scatenata dalla diffusione del virus può rappresentare un’importante opportunità per insistere su un processo di conversione energetica intrapreso in Europa e in tutto il mondo.
A differenza di quanto accaduto in passato, infatti, il coraggio di continuare a investire sullo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e su una riconversione industriale eco-compatibile potrebbe aiutare a consolidare lo stato di salute dell’ambiente avviata con il blocco delle attività produttive anziché riportarlo in breve tempo ai livelli pre-crisi.
Se il ruolo più importante in questa partita è giocato dai governi nazionali e dalle istituzioni internazionali, ad essere chiamato in causa è l’intero sistema industriale.
Siamo consapevoli dei grandi progressi fatti dall’industria italiana ed europea in materia di sostentamento energetico, lo dimostrano i nostri tanti clienti che operano nel settore energy e coloro i quali hanno in questi anni richiesto servizi di traduzione tecnica per il settore energetico.
I servizi offerti dalla nostra agenzia di traduzioni professionali hanno sempre rappresentato una cartina di tornasole sullo stato di salute del mercato. La crescita esponenziale di progetti di traduzione di manuali energetici, certificazioni di qualità ambientale e le altre attività di sensibilizzazione messe in campo in questi anni sono assolutamente confortanti per il futuro.
Quando tutto questo sarà passato, quindi, ci aspetteranno molte altre sfide cruciali per il futuro dell’ambiente e delle nostre collettività. Nel frattempo ci auguriamo di porre fine quanto prima a questa crisi. Noi facciamo la nostra parte, restando a casa, operativi come sempre.
L’economia dell’esperienza e i servizi di traduzione nel turismo
/in Cultura e Società, News /da Luigi ApollonioQuello del Travel & Tourism è il secondo settore industriale per crescita nel 2018. Con 8,8 mila miliardi di dollari del prodotto interno lordo mondiale, rispetto agli 8,3 del 2017, e 319 milioni di nuovi posti di lavoro, l’industria turistica ha battuto ogni record. Soltanto il settore manifatturiero ha influito sul PIL mondiale più del turismo, con un 4% contro il 3,9%.
Le performance di crescita del settore turistico e dei viaggi diffuse dal World Travel & Tourism Council, evidenziano le dimensioni e la crescente importanza di un settore che non è ancora pienamente riconosciuto nel suo ruolo strategico industriale.
Nel complesso, il mercato Travel & Tourism ha generato il 10,4% dell’attività economica totale nel 2018.
La crescita mondiale è stata notevolmente aiutata dalla rapida crescita dei viaggi e del turismo in regioni come Oceania (Australia, Malesia, Indonesia e isole del Pacifico sud-occidentale), Sud-est asiatico, India e Cina. Il Nord America, compresi Canada, Messico e Stati Uniti, rimane il terzo mercato più forte.
La più grande regione in termini di impatto economico sui viaggi e sul turismo lo scorso anno è stata l’Europa che ha generato quasi 2,2 bilioni di dollari. Lo scorso anno il Nord-est asiatico, che comprende la Cina, si è classificato al secondo posto con 2,1 bilioni di dollari in attività economiche legate ai viaggi e al turismo.
Ma delle dieci più grandi regioni di viaggio e turismo del mondo, il Nord America è quello che registra la crescita più lenta.
La regione in più rapida crescita è la regione dei Caraibi, che ha visto i viaggi e il turismo generare 60 miliardi di dollari, ovvero il 15,5% in più di attività economica rispetto al 2017. Il settore dei viaggi e del turismo nel sud-est asiatico ha visto la sua attività economica aumentare del 12,2 per cento, a 373 miliardi di dollari.
Guardando alle singole nazioni anziché alle macroregioni, gli Stati Uniti rimangono il più grande mercato dei viaggi e turismo e registrano 1,1 bilioni di dollari del PIL.
Le prospettive occupazionali e le preoccupazioni del settore Travel
Il presidente del WTTC, Gloria Guevara, afferma che il settore Travel & Tourism ha generato un quinto di tutti i nuovi posti di lavoro del mondo. L’organizzazione si aspetta che il settore Travel generi 100 milioni di nuovi posti di lavoro in tutto il mondo nei prossimi 10 anni con un numero totale di personale impiegato che ammonterebbe a 421 milioni entro il 2029.
Accanto alle note positive, c’è una nota di preoccupazione. Le recenti questioni geopolitiche e le tensioni tra Cina e Stati Uniti, il mercato turistico tra i due paesi si è ridotto drasticamente nel 2018 rispetto all’anno precedente. Questo risultato viene dopo un intero decennio in cui la crescita dei viaggi cinesi negli Stati Uniti è stata in media del 23% all’anno.
Guevara ha anche osservato che qualsiasi miglioramento delle relazioni commerciali USA-Cina avrebbe probabilmente un grande impatto positivo sulle economie globali di entrambe le nazioni.
La globalizzazione e l’economia dell’esperienza
Le ragioni di una crescita esponenziale dell’economia turistica sono varie e tra loro molto differenti. Senza dubbio influisce una maggiore fruibilità degli aerei a costi contenuti. In secondo luogo, i servizi dedicati ai viaggi e al turismo sono cresciuti e si sono diversificati fornendo molte più opportunità ai viaggiatori.
C’è però una trasformazione ancora più profonda che coinvolge la società a livello globale, una trasformazione che attiene alla sfera culturale. Uno degli effetti della globalizzazione è quello di dare la possibilità alle persone di confrontarsi con culture e luoghi diversi ancor prima di avventurarsi nel viaggio.
Basti pensare alle moltitudini di blog, siti specializzati, fino ad arrivare a tecnologie come “street view” di Google che permettono di visitare luoghi, città, territori da remoto.
La conseguenza di questo, come rivela uno studio di Culture trip, è lo sviluppo di una nuova economia dell’esperienza. Secondo questo studio, il 60% degli intervistati negli Stati Uniti e nel Regno Unito afferma che la loro visione della vita è influenzata da culture diverse.
Le nuove generazioni, in particolare, non vogliono solo scoprire e sperimentare altre culture, ma vogliono imparare da esse. Questo è uno dei tanti effetti collaterali positivi della globalizzazione. Il panorama economico dell’ultimo decennio ha portato a uno spostamento dei valori dal materialismo, con le nuove generazioni interessate più ad acquisire esperienze che beni materiali.
Comunicare l’unicità, la sfida dei servizi di traduzione nel turismo
Quando si parla di settore del turismo ci si riferisce a una serie di attori economici differenti tra loro per tipologia di servizio e per differenza di settore produttivo. Non si può parlare di turismo senza comprendere, infatti, il settore dei servizi al cittadino come tour operator, compagnie aree e di trasporto in genere, il settore alberghiero, quello della ristorazione, il settore dei beni culturali, etc.
Tutti i soggetti che sono parte attiva nel settore travel hanno davanti una sfida che li accomuna tutti ed è quella della comunicazione globale. La concorrenza mondiale tra compagnie aeree, tra agenzie di viaggi, tra i colossi della villeggiatura impone l’obbligo della differenziazione.
Nell’imbarazzo della scelta a disposizione del consumatore, la capacità di comunicare il proprio valore aggiunto è una condizione imprescindibile per restare saldamente nel terreno della contesa.
Per questo motivo Intrawelt offre continuamente servizi di traduzione per il turismo, dalle compagnie aeree a quelle per il trasporto navale, enti di sviluppo turistico, resort e tour operator. Con i nostri servizi di traduzione professionale nel settore del marketing turistico li aiutiamo a conquistare il cuore e l’interesse dei consumatori ed essere sempre tra i migliori nella grande sfida globale del settore.
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La rivoluzione del fashion tra green economy e economia circolare
/0 Commenti/in News, Professione Marketing /da Luigi ApollonioNegli ultimi anni la tematica ambientale si è imposta con forza nell’agenda sociale, culturale e politica a livello globale. I cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse naturali, l’inquinamento dei mari, dell’aria e delle aree terrestri sono la preoccupazione maggiormente condivisa a livello intergenerazionale.
I settori industriali che più di altri sono sotto la lente di ingrandimento sono quelli legati al consumo di materie prime e combustibili fossili e caratterizzati da un’intensa produzione di rifiuti industriali. Si parla in particolare dell’industria dell’acciaio, del settore dei trasporti, di quello della plastica, dell’agroalimentare, etc.
Il settore del fashion e l’impatto ambientale
L’educazione ambientale prende avvio nelle scuole primarie con un processo di sensibilizzazione al tema della raccolta differenziata, del riciclo, della lotta allo spreco alimentare. Le campagne di sensibilizzazione più diffuse riguardano il corretto utilizzo e consumo di prodotti in plastica, la mobilità sostenibile, la riduzione degli sprechi di cibo, giusto per citare i principali. Eppure, c’è un settore industriale ad oggi poco coinvolto dal dibattito ambientalista, quello della moda.
Secondo diverse fonti, per produrre vestiti si consumano circa 93 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno. Inoltre, il 20 per cento delle acque reflue mondiali proviene da questo settore, con il loro carico di sostanze chimiche. Guardando alle abitudini domestiche, mezzo milione di tonnellate di microfibre sintetiche finiscono nei nostri mari ad ogni lavaggio in lavatrice.
L’industria tessile si basa essenzialmente su risorse non rinnovabili come il petrolio per produrre le fibre sintetiche, i fertilizzanti per far crescere il cotone e le sostanze chimiche per coltivare, colorare e rifinire le fibre e i tessuti.
Il 14 marzo 2019, in occasione dell’Environment Assembly a Nairobi, in Kenya, l’ONU ha presentato il programma “Alliance for Sustainable Fashion”. L’obiettivo è porre un freno al dilagare di merce d’abbigliamento “usa e getta”, ossia quei capi prodotti con materiali scadenti e spesso inquinanti e venduti a prezzi molto bassi, con pesanti conseguenze sull’ambiente.
L’Onu ha parlato della questione ambientale del settore come “Il piccolo segreto nascosto della moda”, con quelle le centinaia di migliaia di fibre “che compongono i nostri vestiti e che hanno generato circa 1,4 milioni di bilioni di fibre di plastica disperse nell’oceano”.
Il futuro della moda è nell’economia circolare
Se è vero che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, alle preoccupazioni espresse dall’ONU l’industria della moda ha già risposto con una serie di progetti che rivoluzioneranno il settore negli anni a venire.
Applicando il principio dell’economia circolare, il mondo del fashion ha avviato un percorso di riconversione dei processi di produzione e delle materie prime utilizzate con l’obiettivo di ridurre al minimo lo sfruttamento delle risorse naturali.
Il nuovo modello di green fashion prevede il passaggio da un’economia basata sulla linearità del ciclo materiale-prodotto-rifiuto a un’economia a ciclo chiuso, che minimizza le risorse impiegate per la produzione e massimizza l’utilizzo del prodotto ed il recupero dei materiali.
Alcuni esempi. La società estone Gelatex Technologies ha progettato un nuovo tessuto di gelatina, una sostanza derivata dai rifiuti dell’industria zootecnica. Rispetto ad altri materiali, questo tessuto innovativo è la cosa più vicina alla pelle. Il prodotto è facilmente scalabile, rapido da produrre e rispettoso dell’ambiente.
Globe Hope, una PMI finlandese di prodotti tessili e cosmetici, dal 2003 crea borse e accessori con materiali riciclati e rimanenti.
Nel ciclo di produzione circolare dell’olandese Wolkat, i tessuti raccolti vengono trasformati internamente in nuovi prodotti per l’industria della moda e non solo. Lo smistamento, il riciclaggio, la filatura e la tessitura vengono effettuati internamente. Tutto il tessuto raccolto viene trasformato in un prodotto finale con poca acqua o colorante, lasciando solo il 4-5% di rifiuti da tutti i tessuti. Il resto è una nuova materia prima.
La società svedese Re:newcell punta a rivoluzionare l’industria della moda creando capi di Circulose – un nuovo materiale realizzato con capi in cotone riciclato.
Le iniziative di questo genere sono in crescita e si moltiplicano in modo esponenziale coinvolgendo anche grandi brand del settore che hanno attivato progetti di ecosostenibilità produttiva.
Le traduzioni professionali nel green fashion
I lettori più assidui probabilmente ricorderanno l’articolo pubblicato qualche mese fa a proposito della comunicazione nel settore alimentare. In quell’occasione abbiamo parlato di come i cambiamenti nelle abitudini alimentari dei consumatori, sempre più attenti alla qualità del cibo acquistato, abbiano coinvolto l’industria alimentare e di conseguenza il modo in cui essa stessa si racconta al pubblico.
Se nel settore del Food & Beverage una nuova comunicazione “sostenibile” è divenuta una prassi consolidata, nella rivoluzione green che sta coinvolgendo l’industria della moda il registro comunicativo non ha ancora subito particolari variazioni.
Una transizione comunicativa con il supporto di consulenti e traduttori professionali
Il settore della moda ha un suo registro comunicativo ben definito, un linguaggio allo stesso tempo creativo e tecnico, esplosivo ed elegante. La comunicazione è parte integrante dell’identità del brand, è un tratto distintivo che determina la riconoscibilità del prodotto.
Per questo motivo, la trasformazione dei processi produttivi in ottica sostenibile non potrà non coinvolgere anche la comunicazione e la narrazione dei prodotti stessi e del brand.
In questa fase delicata che verrà, il ruolo di consulenti linguistici e agenzie di traduzione come Intrawelt sarà quello di sostenere le aziende del green fashion ad attraversare questa fase di transizione. Conservare l’identità storica del brand proponendo allo stesso tempo un prodotto del tutto innovativo sarà la sfida più interessante per i prossimi anni.
Una sfida che coinvolgerà il settore della moda e quello dei servizi di traduzione e localizzazione che saranno di supporto alle aziende per l’introduzione di nuovi registri comunicativi garantendo allo stesso tempo il posizionamento sui mercati internazionali acquisito negli anni.
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Single’s Day 2019 di Alibaba, dietro i numeri del successo
/in News, Professione Marketing, Professionisti della Finanza /da Luigi ApollonioCina 1, Stati Uniti 0 e palla al centro. Anche quest’anno il derby tra i colossi dell’eCommerce Alibaba e Amazon lo vinceranno con ogni probabilità i cinesi.
A poche ore dalla chiusura dell’undicesima edizione del Single’s Day di Alibaba, l’equivalente del Black Friday americano, i dati parlano di una chiusura a quota 268,44 miliardi di yuan, pari a 38,37 miliardi di dollari in 24 ore. Il primo miliardo è stato raggiunto dopo un minuto e otto secondi dall’inizio dell’evento. Tali cifre da capogiro sono sicuramente frutto di un mix di fattori demografici, mediatici ed economici.
In questa sede a noi interessa approfondire non i numeri delle vendite e dei profitti ma le dinamiche che hanno influito sulle scelte d’acquisto dei consumatori cinesi nel corso della giornata.
In uno studio della società AlixPartners condotto un mese prima dell’evento, sono stati intervistati più di 2.000 utenti cinesi. L’obiettivo era quello di approfondire il sentiment dei consumatori in tempi di incertezza economica e di identificare nuove tendenze nella decisione di acquisto durante il Single’s Day.
I risultati dello studio parlano di una previsione di spesa media di 6.265 RMB quest’anno (893,99$), in aumento del 54% rispetto all’anno precedente
Il 57% dei consumatori intervistati stima che la loro spesa quest’anno supererà i 5.000 RMB (713,48$) e il 18% prevede di spendere più di 10.000 RMB (1426,96$). Questo aumento previsto mostra che il rallentamento della crescita economica cinese e l’attuale guerra commerciale non hanno influito sulla propensione generale all’acquisto durante la giornata.
Le tendenze del marketing nel Single’s Day 2019 di Alibaba
Coupon elettronici e banner mirati funzionano ancora, ma il lancio di nuovi prodotti e lo streaming live hanno influenzato fortemente il traffico e le vendite. I canali di coinvolgimento attraverso messaggi SMS, annunci offline e messaggi di posta elettronica, invece, pare abbiano perso la loro attrattiva. Anche i canali social hanno avuto un forte impatto sulle vendite online, con solo il 16% degli intervistati che dichiarava di non prestare attenzione ai canali di social commerce.
In linea di massima i consumatori cinesi sono piuttosto aperti alle innovazioni di marketing, anche se i dati dimostrano che metodi come lo streaming live funzionano soltanto per acquisti d’impulso o per prodotti ampiamente conosciuti dal consumatore. Un nuovo prodotto richiede, invece, più ricerche e un attento confronto dei prezzi.
Le aziende più performanti sono state probabilmente quelle che hanno avuto la capacità di comprendere le sfumature della promozione di diversi prodotti. Investire ciecamente in nuove tendenze senza capire le esigenze dei consumatori può tradursi in bassi rendimenti e vendite deboli, soprattutto in un’occasione mediatica così importante come il Single’s Day che rappresenta una vetrina dal forte impatto per i marchi globali.
Gli effetti dei dazi americani sul Single’s Day
A proposito di grandi vetrine, sicuramente nei prossimi giorni potremo avere dati più approfonditi sui risultati di questa undicesima edizione del Single’s Day ma non è difficile prevedere una contrazione delle vendite per le aziende americane.
Una delle principali tendenze in termini di decisioni di acquisto dei consumatori è stata probabilmente la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina. Il sondaggio mostra che il 78% degli intervistati ritiene che l’acquisto di marchi americani sarà influenzato dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti e il 70% ha dichiarato che la guerra commerciale avrà un impatto sui loro acquisti complessivi.
Più della metà degli intervistati (51%) ha indicato la lealtà nazionale come la ragione principale per non acquistare marchi americani, oltre alla qualità (27%), al prezzo (16%) e alla velocità di consegna o alle dogane (6%). La maggior parte dei consumatori cinesi sembra preferire i marchi locali in generale (61%).
Alibaba e Amazon, vendere meglio grazie alle traduzioni professionali
Sembra una frase fatta, eppure il titolo di quest’ultimo paragrafo non fa altro che raccontare le storie di successo dei marchi che hanno saputo conquistare i mercati stranieri.
Ricordate le polemiche sorte dopo la campagna pubblicitaria di Dolce e Gabbana? Probabilmente quello è stato il caso più eclatante per via dell’importanza del brand coinvolto ma non è certo l’unico caso di un lavoro di localizzazione impreciso.
Un pese come la Cina, caratterizzato da forti contraddizioni interne, da una identità culturale tanto forte quanto eterogenea, guarda ai prodotti esteri con un duplice stato d’animo. Da un lato, per molti cinesi i prodotti stranieri sono sinonimo di alta qualità e per questo molto ricercati. Le vicende degli ultimi anni, però, hanno iniziato a creare un sentimento di disaffezione verso i brand internazionali a causa delle scarse capacità di questi ultimi di adeguare la loro comunicazione all’identità culturale della popolazione locale.
In questo contesto, un’agenzia di traduzioni professionali come la nostra è in grado di fornire non solo traduzioni di qualità in cinese. Il nostro compito, in questi casi, è quello di affiancarci come consulenti linguistici con il supporto di linguisti madrelingua cinesi, per studiare le formule comunicative adatte a restituire un registro terminologico aderente al mercato di riferimento.
In particolare, Intrawelt è in grado di intervenire su traduzioni professionali che possano aiutare a:
- Identificare le caratteristiche culturali del target di riferimento;
- Centrare il linguaggio specifico del target di riferimento;
- Non avere un linguaggio troppo complesso o, al contrario, banale;
- Identificare un giusto target centrando le esigenze del vero destinatario.
Per un approfondimento o per una prima richiesta di dettagli sui nostri servizi potete contattarci in qualsiasi momento.
Una documentazione tecnica leggibile è possibile
/in Industria, Lingue, News /da Luigi ApollonioLa documentazione tecnica rappresenta per le aziende, in particolare quelle manifatturiere e industriali, l’ossatura necessaria per la gestione delle informazioni relative ai processi produttivi e al funzionamento dei prodotti commercializzati. Le informazioni presenti nella comunicazione tecnica sono di capitale importanza per le aziende, considerando che in alcuni casi sono parte integrante del prodotto finale.
Una scarsa qualità delle informazioni tecniche, infatti, comporterebbe il rischio di un uso improprio del prodotto/servizio.
Comprensibilità del technical writing e modelli di misurazione della leggibilità
La comunicazione tecnica presenta una struttura linguistica che la rende particolarmente complessa. La prima difficoltà risiede nell’elevato livello di competenza richiesta per la redazione della documentazione e in seconda battuta, collegamento con la prima, necessita di un linguaggio comprensibile per il destinatario finale. Comprensibilità e leggibilità del testo, quindi, sono due elementi essenziali per un technical writing efficace.
Come capire se un testo è comprensibile e leggibile? Se un contenuto sia più o meno comprensibile resta un giudizio strettamente legato alla percezione del lettore. Altro discorso, invece, è quello relativo alla leggibilità. In questo caso, nel corso degli ultimi decenni sono stati sviluppati diversi metodi di analisi quantitativa del testo al fine di misurare il grado di leggibilità della documentazione tecnica.
Gli indici di leggibilità sono strumenti di linguistica computazionale che servono a determinare la difficoltà media di lettura e di comprensione di un testo. Per misurazione della leggibilità di un documento intendiamo, ad esempio, l’attribuzione di valori a parametri come la lunghezza di una frase o l’utilizzo di una terminologia più o meno complessa e accessibile al target di riferimento.
Definiti quindi dei parametri di misurazione, sarà possibile ottimizzare il testo per migliorarne la sua leggibilità.
Le nuove tecnologie di Document Management per il settore delle traduzioni tecniche
La gestione di un progetto di traduzione tecnica richiede un livello elevato di attenzione e di precisione. La fase di traduzione, infatti, rappresenta un momento delicato per la salvaguardia della coerenza terminologica di cui abbiamo discusso nel paragrafo precedente.
Per questo motivo, le innovazioni tecnologiche intervenute nel settore dei servizi linguistici impongono alle agenzie di traduzione un salto di qualità. Le aziende producono una mole di documenti sempre crescente e a velocità elevate, necessitando allo tesso tempo di informazioni di qualità.
La velocità con la quale la documentazione tecnica oggi circola su scala globale può essere sostenuta in modo ottimale utilizzando tecnologie di gestione documentale. In questo modo i documenti prodotti e le relative traduzioni vengono gestiti e condivisi in modo centralizzato. Le soluzioni di Document Management System (DMS) sono un insieme di strumenti software e hardware che consentono la produzione, l’aggiornamento, l’archiviazione di documenti prodotti e scambiati all’interno di una organizzazione.
Nel caso specifico, l’adozione delle tecnologie DMS permette di disporre di documenti tecnici sempre aggiornati, di poter intervenire simultaneamente sulla produzione del testo sorgente e sulla sua traduzione. Un tale impianto tecnologico permette di aggiornare il testo sorgente e il relativo documento tradotto in tempo reale, salvaguardando così una informazione pulita e priva di incoerenza terminologica.
Le agenzie di traduzione e la gestione condivisa della terminologia
Una delle principali cause della presenza di errori nel technical writing è ascrivibile a un utilizzo non conforme della terminologia. Per fare unesempio, spesso capita che in una stessa azienda i dipendenti utilizzino differenti termini per definire uno stesso concetto o descrivere un medesimo prodotto. A questo utilizzo eterogeneo dei termini tecnici può conseguire una incoerenza terminologica e una difficoltà del traduttore nell’allineamento dei testi nelle diverse lingue di destinazione non sapendo, inoltre, se il cliente intenda effettivamente utilizzare due differenti forme linguistiche o meno.
Quando si parla di comunicazione tecnica e si fa riferimento a manuali di funzionamento di macchinari, a fogli illustrativi, a progetti e manuali di impiantistica, l’obiettivo primario dell’azienda fornitrice è avere una traduzione di qualità che possa mettere gli utenti di tutto il mondo nelle condizioni di comprendere e acquisire tutte le corrette informazioni. Per raggiungere l’obiettivo della massima qualità, è importante adottare strumenti di gestione terminologica che garantiscano un flusso coerente di informazioni.
In Intrawelt gestiamo le traduzioni tecniche mediante strumenti di terminology management condivisi e aggiornati. La nostra agenzia di traduzioni professionali utilizza i termbase per la gestione e memorizzazione dei glossari terminologici condivisi con i redattori tecnici di ogni singola azienda cliente, oltre che con i linguisti coinvolti nel processo di traduzione. In questo modo, le traduzioni tecniche di Intrawelt garantiscono una eccellente coerenza terminologica, una elevata comprensione delle informazioni e una precisione certificata ISO 9001.
Sicurezza dei dati e rischio: le regole di sopravvivenza delle aziende
/in Diritto e Società, Hi-tech, News /da Luigi ApollonioNel 1986 Ulrich Beck pubblicò uno dei suoi libri più importanti dal titolo “La società del rischio. Verso una seconda modernità”. In quell’opera il sociologo tedesco descriveva i processi di trasformazione in atto sostenendo che l’umanità stava esponenzialmente incrementando la sua esposizione al “rischio”. Il riferimento di Beck era relativo ai rischi ambientali, economici, sociali e ai rischi per la salute dell’uomo.
Quando si parla di Risk Management in azienda, infondo, non ci si discosta molto dall’idea originaria di Beck. Oggi, infatti, le aziende sono esposte a una molteplicità di fattori di rischio: le fluttuazioni dei mercati finanziari, l’impatto ambientale, il cybercrime e la sicurezza informatica, le calamità naturali, per citare i più diffusi. A distanza di trent’anni il concetto di rischio è entrato nel vocabolario della vita quotidiana ed è diventato un fattore integrante delle strategie di gestione dei processi aziendali.
Il Risk Management, parte integrante dei processi aziendali
Cos’è nello specifico il rischio nelle aziende? Per rischio si intende la probabilità di accadimento di tutti quegli eventi che possono comportare perdite o danni per l’azienda e le persone coinvolte. Nella figura affianco, una serie di possibili rischi e di eventi legati ad essi.
Il risk management è nato come modello gestionale all’inizio del secolo scorso nel mondo finanziario (anche se nel 1100 i banchieri già gestivano il rischio di credito); con gli anni è stato introdotto nel mondo assicurativo e delle costruzioni, fino ad assumere un ruolo più centrale e globale all’inizio degli anni ‘90 con l’Entreprise Risk Management (ERM).
I rischi che incidono sulle organizzazioni possono avere conseguenze in termini di prestazioni economiche e reputazione professionale, nonché di esiti ambientali, di sicurezza e sociali. Pertanto, la gestione efficace dei rischi aiuta le organizzazioni a funzionare bene in un ambiente pieno di incertezza.
La norma ISO 31000:2018 per la gestione del rischio in azienda
La norma ISO 31000: 2018, fornisce un quadro generale, i principi e le informazioni di processo per la gestione dei rischi. Può essere utilizzata da qualsiasi organizzazione indipendentemente dalle sue dimensioni, dalle attività o dal settore. L’utilizzo degli standard previsti dalla norma ISO 31000 può aiutare le organizzazioni ad aumentare la probabilità di raggiungere obiettivi definiti, migliorare l’identificazione di eventuali minacce e utilizzare in modo efficace le risorse per la gestione del rischio.
Lo studio biennale condotto da Aon, su un campione di risk manager provenienti da diversi settori industriali, conferma un trend positivo nella diffusione di una maggiore sensibilità aziendale verso la gestione del rischio. Nonostante ciò, rivela lo studio, le contromisure aziendali intraprese per affrontare le situazioni di crisi non sono ancora sufficienti. Molte organizzazioni devono ancora iniziare a sfruttare appieno i nuovi strumenti a disposizione per l’identificazione e valutazione sistematica dei rischi.
Solo il 24% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di essere in grado di quantificare i rischi e un 20% utilizza modelli econometrici di valutazione del rischio. Il 10%, inoltre, sostiene di non disporre di un processo standardizzato per l’identificazione del rischio.
Da qui ai prossimi anni, le organizzazioni più efficienti saranno quelle in grado di affrontare queste sfide in modo olistico, coinvolgendo il management e sfruttando punti di vista e competenze uniche. In questo modo potranno fare affidamento a un know-how diffuso e prendere decisioni sulla base di informazioni dettagliate.
Il rischio nelle agenzie di traduzione professionale
Ogni azienda, a seconda del suo settore di riferimento, è esposta maggiormente a dei rischi piuttosto che ad altri. Per un’agenzia di traduzioni professionali come Intrawelt è necessario dedicare una attenzione particolare ai rischi informatici e relativi alla privacy come furto di dati,
danneggiamento delle infrastrutture informatiche, danneggiamento e perdita di dati e informazioni.
I processi di traduzione di Intrawelt sono gestiti facendo ricorso alle più innovative tecnologie disponibili per il cloud-computing, il machine learning e l’intelligenza artificiale. Utilizziamo strumenti di traduzione assistita costantemente aggiornati, sistemi di comunicazione interna e interfacce web based per la gestione degli ordini dei clienti e la delivery del servizio.
L’integrità dei processi Intrawelt è garantita con certificazione ISO 9001 per la gestione della qualità e ISO 17001 e 10574 per quanto riguarda la gestione dei processi di traduzione nel primo caso e interpretariato nel secondo.
La gestione del rischio informatico, invece, avviene facendo ricorso al coordinamento tra il management della società e la divisione IT responsabile della protezione dei server e delle infrastrutture cloud.
Grazie al lavoro di cooperazione tra il management Intrawelt e la divisione informatica, siamo in grado di predisporre procedure di gestione delle informazioni sempre aggiornate e ci assicuriamo che tutto il personale interno alla società adotti le procedure nel rispetto degli standard internazionali sulla sicurezza informatica e la gestione del rischio.
Solo definendo rigide procedure e regole di gestione, possiamo rendere i nostri sistemi altamente sicuri a garanzia dei dati e delle informazioni interne e dei nostri clienti.
Libero scambio tra Ue e Vietnam: le opportunità per le imprese europee
/in News, Professionisti della Finanza /da Luigi ApollonioL’Unione Europea ha firmato un importante accordo di libero scambio con il Vietnam, si tratta del primo del suo genere con un paese asiatico in via di sviluppo.
Quella vietnamita è una delle economie più in crescita nella regione, sostenuta da robuste esportazioni e investimenti stranieri. L’UE è il secondo mercato dell’export vietnamita dopo gli Stati Uniti, in particolare per i prodotti di abbigliamento e calzature. Nel 2018 i beni e servizi esportati in Ue hanno rappresentato un mercato di 42,5 miliardi di dollari.
Il testo dell’accordo, che diverrà ufficiale e vincolante solo dopo che sarà ratificato da entrambe le parti, è già disponibile sul sito della Commissione Europea. Prima che entri in vigore e sia applicabile dovrà essere ratificato dall’Assemblea nazionale della Repubblica Vietnamita e dal Parlamento Europeo.
Il trattato in via di approvazione si inserisce all’interno di un contesto geopolitico ed economico che vede gli Stati Uniti opposti alla Cina nella guerra dei dazi doganali. Negli ultimi mesi, lo stesso Vietnam è stato chiamato in causa dall’amministrazione Trump, preoccupata dell’ombra cinese dietro l’importante crescita che il governo di Hanoi ha registrato nelle esportazioni. Qui vi consigliamo un approfondimento delle ultime settimane.
I vantaggi per le imprese europee
Il patto di libero scambio tra Ue e Vietnam prevede un taglio graduale del 99% dei dazi doganali tra i due partner commerciali entro i prossimi 7 anni. L’accesso aperto al mercato vietnamita permetterà agli Stati Ue di raggiungere circa 95 milioni di persone e di intercettare un’economia emergente in rapida crescita.
L’accordo commerciale sancisce il divieto di discriminazione tra merci importate e prodotte sul mercato per quanto riguarda la tassazione interna o altri regolamenti governativi. Questo principio garantirà che le merci europee non vengano trattate in modo diverso dai beni domestici una volta introdotte nel mercato vietnamita.
Con l’obiettivo di investire sull’economia circolare, il testo introduce la materia del commercio di “merci rigenerate”. La disciplina sostanziale prevede che i beni rigenerati ricevano lo stesso trattamento fornito a nuovi prodotti simili, dotandoli di una etichettatura specifica.
Finora questi beni rigenerati erano considerati dal Vietnam come merci “usate” e per questo non ammesse nel mercato nazionale. Con il nuovo accordo, invece, si apre di fatto la strada al commercio di molti prodotti di altissimo valore come dispositivi medici o beni tecnologici e automobilistici.
Prodotti farmaceutici
I prodotti farmaceutici rappresentano una quota importante delle esportazioni europee in Vietnam, raggiungendo il 9,3% nel 2017 (fonte Eurostat). Grazie all’accordo in via di attuazione, verrà garantito un accesso più facile ai farmaci innovativi di alta qualità per la popolazione vietnamita.
Circa la metà delle esportazioni farmaceutiche dell’UE sarà esente da dazi all’entrata in vigore dell’accordo e il resto dopo sette anni. Il Vietnam consentirà alle aziende europee del settore di investire nell’importazione di prodotti farmaceutici, purché debitamente autorizzati. Nello specifico le imprese europee potranno vendere prodotti farmaceutici a distributori o grossisti in Vietnam, acquisire dei propri magazzini, sponsorizzare i prodotti presso le strutture sanitarie vietnamite e condurre studi clinici e test.
Commercio elettronico
L’accordo promuove una serie di norme sul commercio elettronico, come ad esempio:
– Divieto dei dazi doganali sulle transazioni e le spedizioni online;
– Creazione di un forum per discutere questioni relative alle disposizioni dei servizi di e-commerce;
– Esenzioni di responsabilità per gli intermediari online (al fine di aumentare la certezza del diritto per i provider dei servizi internet e le piattaforme di commercio elettronico);
– Trattamento delle comunicazioni commerciali elettroniche non richieste (spam);
– Cooperazione in materia di e-commerce.
Appalti pubblici
La regolamentazione degli appalti pubblici presente nell’accordo riguarda il modo in cui le amministrazioni spenderanno le risorse economiche per l’acquisto di beni, opere o servizi. Questo può variare dall’acquisto di apparecchiature informatiche o la fornitura di acqua, gas ed elettricità, alla costruzione di un ospedale o di una strada.
Il Vietnam è uno dei paesi con il più alto rapporto tra investimenti pubblici e PIL nel mondo. Dal 1995, questo rapporto si è mantenuto di oltre il 39% annuo con una parte investito in progetti infrastrutturali. Al momento dell’entrata in vigore dell’accordo, le imprese dell’UE potranno presentare offerte per appalti pubblici alle stesse condizioni delle imprese vietnamite.
Approcciare il mercato vietnamita con il supporto dei servizi linguistici
Il sistema vietnamita attraversa una delicata fase di transizione economica nella quale Unione Europa e Stati Uniti ricoprono un ruolo da protagonisti. Nonostante un buon tasso di crescita dell’export vietnamita, la regione del sudest asiatico non ha ancora raggiunto una piena internazionalizzazione da un punto di vista linguistico. Il vietnamita è la lingua ufficiale parlata dalla maggioranza della popolazione mentre il francese, eredità dell’epoca coloniale, è parlato solo dalle generazioni anziane cresciute durante la colonizzazione.
Oggi la lingua straniera più studiata è l’inglese ma nonostante ciò la conoscenza di una lingua universale come quella anglosassone non è diffusa in modo capillare.
Per questo motivo è importante, per le imprese che progettano i loro investimenti nella regione vietnamita, affidarsi ad agenzie di traduzioni professionali in grado di affiancarle nell’approccio ad un mercato totalmente differente da quello europeo sia sul piano culturale e sia sul piano linguistico.
In questi anni abbiamo gestito una molteplicità di progetti di traduzione da e verso la lingua vietnamita, prevalentemente dall’italiano, dall’inglese e dal tedesco. Abbiamo fornito servizi di traduzione farmaceutica per i prodotti medici destinati al mercato vietnamita, abbiamo tradotto manuali tecnici per il funzionamento dei macchinari dedicati all’industria del tessile e dell’abbigliamento e abbiamo tradotto e asseverato diversi documenti legali, in particolare autorizzazioni consolari e visti.
Chiunque abbia un progetto di apertura al mercato del Sud-Est asiatico, questo è il momento buono per partire, ma prima è bene consultare un’agenzia di traduzioni professionali che possa supportare l’impresa nella gestione della corretta documentazione legale, amministrativa e per una comunicazione efficace con il nuovo mercato.
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Cross Border Trade: lo stato dell’arte dell’e-commerce transfrontaliero
/in News, Professione Marketing /da Luigi ApollonioLa rivoluzione tecnologica degli ultimi 10 anni ha introdotto nuove infrastrutture comunicative che hanno ridisegnato i confini geografici e temporali del commercio globale. La quasi totalità del pianeta è compresa all’interno di un sistema di tecnologie in grado di ridurre le distanze geografiche tra i cittadini e, nell’ambito degli scambi commerciali, tra aziende e consumatori.
L’avvento della digital economy ha modificato le relazioni umane, permettendo una velocità nella comunicazione a distanza in grado oramai di sfiorare la prossimità fisica. La conseguenza naturale di una rivoluzione di questa portata è stata la trasformazione di tutte le altre tipologie di relazioni, quelle politiche, quelle culturali e quelle commerciali. Queste ultime, in particolare, sono state travolte dall’introduzione di nuove infrastrutture che hanno azzerato le distanze geografiche nei rapporti di compravendita di beni e servizi.
In questo quadro, il tema del commercio transfrontaliero (Cross Border Trade) diviene centrale nelle strategie di business. Ogni azienda può accedere a infrastrutture potenzialmente idonee per favorire la vendita dei propri prodotti ad un mercato globale e, dall’altro lato, ogni consumatore è in grado di acquistare con un click beni e servizi da ogni parte del mondo.
Scelte d’acquisto e variabile linguistica
Un recente report di Eurostat ha fotografato una situazione rosea per l’e-commerce europeo e mondiale: nel Regno Unito, ad esempio, l’86% degli utenti internet utilizza il canale online per fare acquisti, in Svezia la percentuale è dell’84% ed in Germania dell’82%. In Italia la percentuale si attesta attorno al 43%, contro una media europea del 68%.
Un’analisi più attenta, infatti, ci dice che alcuni mercati come quello statunitense, quello britannico e quello australiano prediligono l’acquisto dei prodotti da rivenditori locali o dai grandi colossi delle vendite online (come Amazon). Al contrario, invece, il mercato dell’Est Europa non mostra alcuna remora nell’acquisto su portali e-commerce stranieri. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da Paypal sulle abitudini di acquisto globali.
Analizzando i dati delle infografiche qui presenti, si evince che nel complesso una importante parte della popolazione mondiale non si sente al sicuro nell’acquistare prodotti su portali e siti stranieri che non prevedano l’utilizzo della lingua del consumatore.
Abbiamo avuto modo di richiamare più volte l’articolo scritto qualche mese fa in merito al ruolo che ricopre l’identità linguistica nella conquista dei mercati esteri, e la ricerca condotta da Paypal in qualche modo conferma le nostre tesi.
Analizzando i dati della precedente infografica e della successiva, si evince che nel complesso una importante parte della popolazione mondiale non si sente al sicuro nell’acquistare prodotti su portali e siti stranieri che non prevedano l’utilizzo della lingua del consumatore.
E-commerce multilingua, una condizione necessaria
Una delle peculiarità di un mercato che vuol definirsi transnazionale è la sua estensione geografica senza confini. Allo stato attuale, invece, il settore dell’e-commerce si confronta con una quota importante di consumatori che acquistano esclusivamente da piattaforme e distributori nazionali. Per la precisione i canali di acquisto principali sono due, quelli nazionali e le grandi piattaforme globali come Amazon o eBay.
In entrambi i casi si evince una difficoltà delle aziende nel conquistare mercati transnazionali direttamente tramite un proprio canale e il proprio brand. Senza dubbio esistono una molteplicità di fattori che rendono difficile il processo di globalizzazione digitale delle imprese. Esistono ancora vincoli di natura doganale, variabili geografiche, economiche e politiche ma una delle cause è anche rintracciabile in una gestione linguistica del proprio e-commerce poco orientata alla clientela globale.
Secondo il rapporto Idealo 2019, solo l’8% dei negozi digitali in Italia presenta il proprio e-shop in una seconda lingua differente dall’italiano. Gli e-commerce spagnoli e britannici sono in testa con il 24% di portali in doppia lingua, seguiti dalla Germania al 12% e dalla Francia al 10%.
I servizi di traduzione e Localizzazione nell’e-commerce
Una volta definita l’importanza strategica della gestione multilingue del proprio e-commerce, ci sono due modi per raggiungere l’obiettivo di vendite transnazionali. Il primo è tradurre tutte le pagine del sito nelle diverse lingue a seconda dei mercati nazionali target. Se ad esempio l’obiettivo è vendere i propri prodotti in America Latina e in Europa, la conseguenza sarà tradurre ogni pagina del proprio sito in spagnolo, portoghese PT e portoghese brasiliano, inglese, francese, tedesco, italiano e russo.
Nel momento in cui vengono definite le lingue di destinazione, affidarsi ad agenzie di traduzioni professionali come Intrawelt facilita i successivi passaggi e riduce i tempi di gestione del progetto. Oltre alla traduzione di tutte le pagine del sito, infatti, le agenzie più strutturate e professionali sono in grado di occuparsi in autonomia di tutta la gestione dei contenuti, dalla traduzione fino alla pubblicazione online.
Una seconda opzione, più complessa ma sicuramente più efficace, non riguarda la semplice traduzione di ogni singola pagina, ma la localizzazione dell’intero sito nel paese di destinazione. Con il termine localizzazione si intende la creazione di un sito partendo da zero, con contenuti indipendenti creati per ogni paese di destinazione, utilizzando la lingua locale e identificando quindi la comunicazione con usi e culture dei consumatori locali. Questo tipo di attività richiede quindi un lavoro qualitativamente più elevato nell’elaborazione di testi e contenuti adattati alla lingua del posto, con un grande vantaggio in termini di efficacia.
Le agenzie di servizi linguistici che offrono servizi di localizzazione, infatti, non si preoccupano soltanto di tradurre i testi prodotti ma offrono consulenza linguistica nella scelta dei contenuti stessi. In questo modo, i consumatori locali non navigheranno su un sito straniero tradotto in un’altra lingua ma si confronteranno con un portale nel quale riconosceranno elementi comuni con la loro identità linguistica e culturale, rafforzando quel rapporto di fiducia che ancora persiste tra venditore e consumatore.
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